3 agosto -
"Il Tar del Lazio ha confermato la delibera sui consultori firmata dal presidente Zingaretti che mette in chiaro quale sia il reale ruolo degli obiettori di coscienza che nel Lazio, sia in materia di interruzione volontaria di gravidanza che per la prescrizione della pillola del giorno dopo. I giudici hanno ritenuto infondati nel merito i ricorsi presentati dalle associazioni e dai movimenti per la vita contro il Decreto del Commissario ad acta sulla riorganizzazione delle attività dei consultori nella Regione Lazio". Questo il commento di Filomena Gallo e Mirella Parachini, rispettivamente segretario e membro di Direzione dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, soggetto costituente il Partito Radicale
"Ricordiamo che con delibera 'Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari NU00152 del 12/05/2014' il presidente Zingaretti ha emanato un atto che mira alla corretta applicazione della legge 194/78 affinché l’obiezione di coscienza prevista dalla stessa legge non annulli il diritto di interrompere una gravidanza come previsto dalla legge sull’aborto. Nella delibera è stato affermato che l'obiezione di coscienza riguarda l'attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell'interruzione volontaria di gravidanza", proseguono.
"Al riguardo è stato affermato che il personale operante nel consultorio familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione dell'aborto, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta della donna di effettuare l'IVG. Per lo stesso motivo, prosegue l'allegato al decreto firmato dal governatore Zingaretti, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all'applicazione di sistemi contraccettivi meccanici. Chiediamo ora che tutti i presidenti di Regione seguano l’esempio del Presidente Zingaretti, affinché la legge sull’ aborto sia applicata correttamente, a tutela della salute, dei diritti delle donne e dello Stato di diritto", concludono Gallo e Parachini.
3 agosto 2016
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