28 maggio -
“Il problema delle differenze di prezzo dei dispositivi medici si sarebbe risolto in modo strutturale se si fosse introdotto un Osservatorio degli acquisti. Sono anni che Assobiomedica sta chiedendo trasparenza sulle forniture e finalmente se ne vede l’inizio. È fondamentale però che nel confronto tra prodotti vengano tenuti in considerazione tutti i fattori che concorrono a comporre una fornitura di gara alle Asl: le quantità vendute, le eventuali richieste di urgenza, l’assistenza tecnica, l’evoluzione tecnologica del prodotto e le specifiche caratteristiche di prodotti apparentemente simili, ma con gradi diversi di prestazione, e sono solo alcuni esempi”. Ad affermarlo è Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende produttrici di dispositivi medici.
Assobiomedica ricorda quindi che, “nei limiti dei suoi poteri, ha stabilito per le imprese associate severe norme di comportamento previste nel codice etico ed è attenta a vigilare su comportamenti che possono violare la concorrenza e la qualità delle prestazioni. Non bisogna però sottovalutare che la comparazione va fatta tra prodotti e forniture simili: all’interno della stessa tecnologia le differenze di prezzo possono essere notevoli. Una tac che consente una definizione più approfondita delle immagini o una minore emissione di radiazioni non costa certo quanto una meno evoluta. I dispositivi medici non possono essere assimilati ai beni di largo consumo: dire che un dispositivo medico acquistato in una Asl X rispetto ad uno acquistata in una Asl Y costa un tot percentuale in meno o in più non è sufficiente a rappresentare un confronto fra prodotti, qualora non si sia tenuto conto delle specifiche rispettive caratteristiche”.
Per questo, sottolinea Rimondi, “se la spending review vuole essere portata avanti in modo efficace, sarebbe necessario non fermarsi solo ai prodotti, ma si dovrebbe andare ad analizzare anche le procedure e le modalità organizzative delle gare. L’osservatorio degli acquisti contribuirebbe in modo appropriato e trasparente a una maggiore responsabilizzazione degli imprenditori, ma soprattutto degli amministratori a tutti i livelli del servizio sanitario nazionale”.