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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Ictus: mortalità a 30 giorni dal ricovero 

15 maggio - Ictus o Stroke è comunemente definito come una sindrome clinica caratterizzata dal rapido sviluppo di segni focali o generali di disturbo delle funzioni cerebrali che durano più di 24 ore e possono condurre a morte, con apparente origine vascolare. Esistono diversi tipi di ictus cerebrale con diversa patogenesi. Circa l’80-85% è di natura ischemica, circa il 15-20% è di origine emorragica (emorragia cerebrale nella maggior parte, meno frequentemente emorragia subaracnoidea). Le forme ischemiche sono in genere a prognosi migliore rispetto alle forme emorragiche ed hanno una letalità a 30 giorni oscillante nei vari studi tra il 10% e il 15%. La mortalità a 30 giorni dopo ricovero per ictus è considerata un indicatore valido e riproducibile dell’appropriatezza ed efficacia del processo diagnostico-terapeutico che inizia con il ricovero ospedaliero. Viene misurato l’esito a partire dalla data di primo accesso in ospedale del paziente, che corrisponde alla data di ricovero per stroke o dell’accesso in Pronto soccorso immediatamente precedente il ricovero. L’attribuzione dell’esito alla struttura di primo accesso (struttura di ricovero o dalla struttura sede del PS) non implica la valutazione della qualità dell’assistenza fornita da quella struttura ma dell’appropriatezza ed efficacia del processo assistenziale che inizia con l’arrivo del paziente a quella struttura. Sono riportati i risultati delle strutture con un volume annuo di ictus > 50. (media esiti Italia 9,94%) 
 
 
In Emilia Romagna i tassi di mortalità statisticamente certi per ictus variano dal 5,5% dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia al 15,5% dell’Ospedale M. Bufalini di Cesena. Le strutture con gli esiti favorevoli si aggirano tutte intorno al 6 % di mortalità Osp. Civile Guastalla, Ao Universitaria di Parma – con dato statisticamente determinato - e quella di Modena, il S. Anna di Castelnovo Ne'Monti). Raddoppiano le percentuali nelle strutture con esiti superiori alla media italiana e vanno dal 14,1% dell’Ospedale Civile Nuovo S.M. della Sca a Imola al 14% della Clinica Malatesta Novello di Cesena al 13,2% del Ospedale Del Delta a Lagosanto.
In Toscana gli esiti per quanto riguarda questo indicatore sono ad alta variabilità. Si passa, infatti, dal 3,7% dell’Ospedale Serristori di Bagno a Ripoli, al 15,7% dell’Ospedale S. Giuseppe di Empoli.
Se ben quattro strutture non superano il 5,3% (due in particolare si presentano son dato statisticamente determinante: il Presidio Ospedaliero Piano di Lucca con 4,9% e l’ospedale Valdinievole a Pescia con 5,3%), altrettante presentano esiti superiori alla media italiana che si attestano tra il 12,6 e il 12,1%. (Osp.Nuovo Valdarno di Empoli, gli Ospedali Riuniti a Pistoia, l’Ao Universitaria Pisana e l’Ospedale Civile di Carrara).
Le strutture del Lazio marciano a differenti velocità: se all’ospedale Alesini in fascia grigia e al Fatebenefratelli di Roma in fascia blu, si viaggia rispettivamente con tassi pari all’1,9% e al’2%, all’Ospedale di Civita Castellana è scattata invece la sirena d’allarme: i tassi raggiungono il 35%.
Così come al Civile di Anagni (22,9%), al Grassi di Roma (20,6%) all’Ospedale S.S. Trinità a Sora (19,8%) e al S. Paolo di Civitavecchia (19,4%).
Esiti favorevoli ma statisticamente più traballanti al S. Raffaele (4,7%) al S. Filippo (5,8%) e alla Nuova Itor (5,9%).
15 maggio 2012
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