16 novembre -
“Siamo stati privati per mesi delle USCA, con una gestione illegittima e contraria alle norme che ha esposto i medici di famiglia ad un caos, senza una regola sulla domiciliarità, limitando le attività delle USCAR ad effettuare tamponi in giro nel territorio del Lazio”, così
Cristina Patrizi, Responsabile Regionale Area Convenzionata del Sindacato Medici Italiani del Lazio commenta la sentenza del Tar Lazio che accoglie il ricorso dello SMI sui compiti delle USCAR.
“Incaricare i medici di medicina generale del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid risulta in contrasto con la normativa emergenziale. Infatti – prosegue - per effetto delle disposizioni regionali della Regione Lazio i medici di medicina generale risultavano investiti di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria, che per legge dovrebbe spettare unicamente alle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca)”.
“I medici rischiavano, così, di essere distolti dal compito di prestare l’assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilità di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi”. Aggiunge Patrizi.
“I medici per mesi – aggiunge - sono stati lasciati soli ad assistere tutta la popolazione ed anche i pazienti Covid e sospetti Covid, investiti di una funzione domiciliare, ostinatamente reiterata con atti successivi e anche recenti, di questa Regione, in contrasto con la normativa nazionale. Ciò ha esposto medici e cittadini ad un rischio epidemiologico ed infettivo del quale qualcuno dovrà rispondere!”.
“Siamo soddisfatti del grande riconoscimento delle nostre sacrosante rivendicazioni a tutela dei medici di medicina generale del Lazio e dei cittadini di questa regione, per le quali questa miope gestione regionale, con un Coordinamento Uscar assolutamente autoreferenziale e mai concordato con la categoria medica, ha danneggiato la concreta realizzazione della presa in carico domiciliare dei pazienti Covid e sospetti Covid. Si era addirittura legiferato finanche di effettuare visite domiciliari da affidare ai medici delle UCP con un vulnus drammaticamente serio. È ora di dire basta, è ora che regione Lazio capisca quanto è stata finora mal consigliata. Si convochi subito le parti per concertare atti e organizzare finalmente la rete territoriale di emergenza covid. I medici di famiglia sono stanchi di vedersi affidare compiti inutili e impropri come i tanto sbandierati tamponi antigenici e necessitano di concreto sostegno per la gravosa gestione domiciliare dei pazienti covid e sospetti covid e di voltare pagina!”, prosegue la sindacalista.
“Questo deve servire per comprendere quanti errori sono stati finora fatti da chi riteneva , che bastasse dire " signorsì" , con Accordi Nazionali di categoria e regionali, siglati solo da organizzazioni che evidentemente hanno supinamente accettato slogan promossi da una politica poco attenta alla realtà del territorio”, conclude Patrizi.