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QS Edizioni - martedì 26 novembre 2024

Studio Fiaso: acquisti centralizzati possono far risparmiare ad Asl e ospedali il 25%

21 maggio - Le procedure centralizzate di acquisto, dove applicate, hanno fatto risparmiare ad Asl e Ospedali circa il 25% della spesa per beni sanitari e non e servizi non sanitari. Potenzialmente circa 5 miliardi di euro se questa percentuale fosse applicabile al complesso della spesa per beni e servizi. Purtroppo, nella realtà i risparmi non sono così alti, visto che in molte Regioni l’aggregazione degli acquisti di farmaci, materiali diagnostici, presidi chirurgici e quant’altro è ancora poco praticata se non del tutto sconosciuta.
I dati emergono dall’Analisi comparativa delle esperienze di aggregazione della domanda sanitaria condotta da Fiaso e dal Ceis Tor Vergata e presentata il 4 dicembre 2009.
Le Regioni con i maggiori importi relativi ad acquisti aggregati sono la Campania (2 miliardi e 282 milioni di euro), la Toscana (950 milioni), l’Emilia Romagna e il Veneto (753 milioni a base d’asta, 627 aggiudicati). Ad eccezion fatta che per il Veneto gli importi più consistenti trattati sono quelli delle Regioni che hanno un modello “forte” di gestione degli acquisti: Toscana con 3 aree vaste, Emilia Romagna con
un’Agenzia pubblica regionale e 3 aree vaste, e la Campania con una società per azioni pubblica.
La costituzione di nuovi enti esterni alle aziende sanitarie per la centralizzazione degli acquisti - rileva l’indagine - ha però anche un rovescio della medaglia, ossia i costi derivanti dell’eventuale duplicazione di ruoli professionali, oltre che quelli legati al funzionamento della nuova macchina amministrativa.
I risparmi delle procedure di acquisto centralizzate sono comunque evidenti e vanno dal 30% sui prezzi storici di acquisto della Lombardia, al 16,6% del Veneto calcolati però sulla base d’asta, al 45% risparmiato sui soli farmaci dall’Emilia Romagna, che vanta anche un meno 19% in media su tutti i prezzi di acquisto. Percentuali importanti, soprattutto se riferite a una spesa, quella per beni e servizi sanitari, che nel 2007 ha sfiorato complessivamente il tetto dei 20 miliardi di euro e che dal 2004 al 2007 ha fatto registrare un aumento del 33,8% con un tasso annuo di crescita superiore all’11%.
Decisamente positive anche le ricadute in termini velocizzazione degli acquisti. Con le procedute centralizzate i tempi si sono in media ridotti del 30%. Tempistica che si riduce ulteriormente quando l’esperienza si consolida. “Inoltre l’aggregazione della domanda rende più trasparenti le procedure d’acquisto e questo in sanità non è un vantaggio da poco.
L’indagine tuttavia mette in risalto anche gli aspetti critici della centralizzazione degli acquisti, che oltre al pericolo di una duplicazione dei costi nel caso di esternalizzazione delle procedure sembrano essere soprattutto di natura “clinica”, derivanti in particolare dalla standardizzazione dei prodotti conseguente alla centralizzazione, questo perché il mondo della sanità usa prodotti poco e o per niente standardizzabili. Una considerazione che per i ricercatori rende sconsigliabile l’uso della centralizzazione degli acquisti per il settore delle tecnologie sanitarie particolarmente complesse, mentre per i prodotti “a bassa complessità”, come garze, cerotti, aghi ed altro, i curatori dell’indagine suggeriscono comunque il coinvolgimento di un professionista sanitario.
 
21 maggio 2010
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