28 ottobre -
Gentile Direttore,
pur se oggi il territorio cremonese viene considerato a modesto rischio sismico, non va dimenticato che nove secoli fa un grande terremoto a partenza dalla Germania trovava Cremona sul suo percorso distruggendo Cattedrale, chiese, conventi, abitazioni, taverne. Le cronache del tempo non menzionano danni all’ospedale, probabilmente perché, siamo nel 1117, nessuno lo aveva ancora né inventato né realizzato. Anche Regione Lombardia era di là da venire.
Passano solamente sette secoli ed il Cremonese vede un altro terremoto scatenarsi, stavolta sulla città di Soncino, con crolli nella chiese di san Giacomo, San Bernardo, Santa Maria delle Grazie. Finalmente (siamo nel 1802) un Ospedale (dei Poveri) c’era e quindi, in assenza di direttive regionali, viene danneggiato anch’esso dalla furia distruttrice del sisma.
Poco più di due secoli dopo finalmente alcune strutture sanitarie del territorio cremonese sembrano in grado di mettere in atto adeguati strumenti di protezione antisimica, forse a causa della pandemia covid19, forse perché mille anni rappresentano un tempo adeguato per acquisire consapevolezza della staticità del sistema ospedaliero attuale.
Che poi il covid abbia messo in rilievo qualche modesta criticità nell’organizzazione dell’assistenza sanitaria lombarda, a partire dalla medicina di base per arrivare alle strutture private di assistenza per finire alla struttura ospedaliera, ai vertici della sanità regionale sembra interessare assai poco. Che importanza può avere il ripensamento di una intera organizzazione sanitaria messa in crisi della pandemia? Che senso ha progettare nuovi modelli organizzativi e strutturali in grado di coordinare la gestione sanitaria del territorio con quella ospedaliera?
E cosa c’entra poi il terremoto con tutto questo? Ah, già, ci eravamo scordati di scrivere che l’attuale struttura ospedaliera di Cremona non è a norma (antisismica) e che quindi sarà necessario, prima di ri-pensare ad una differente e più efficace organizzazione sanitaria, occuparsi di edilizia.
Costruire a Cremona un nuovo ospedale per rispettare le norme antisismiche: è questa, al momento l’unica certezza. Tutto il resto (il contenuto) è avvolto nel mistero. DEA di primo o secondo livello, attrezzature, specialità, personale, coordinamento con altre strutture, modelli organizzativi, rapporti col territorio, indagine sulla mobilità sanitaria dei cittadini…..tutto sfuma nel solito grigiore padano. Nel tripudio generale dei vertici della Sanità lombarda per i fondi PNRR che stanno per arrivare, a noi, umili e rassegnati cittadini, non resta che confidare in alcuni (pochi) rappresentanti politici del territorio e nella buona volontà/competenza della attuale dirigenza della Sanità locale. Tuttavia, visti i recenti ridimensionamenti di Servizi ospedalieri ad elevata specializzazione quali la Terapia Intensiva Neonatale, il Servizio di Genetica, l’Area Donna, è difficile dormire sonni tranquilli.
Qualche cittadino osserva che: “quasi tutti i politici locali hanno purtroppo abboccato rapidamente all’assurda proposta di sostituire la nostra importante struttura ospedaliera con un nuovo modesto “ospedalino”. Nessuna risposta è stata, fino ad ora, data alle numerose obiezioni avanzate da non pochi cittadini giustamente indignati”.
Inquietante il termine “ospedalino” utilizzato per definire il progetto, al momento solo edilizio, in un territorio, la Lombardia, che sta privilegiando da troppo tempo le strutture private rispetto a quelle pubbliche.
L’unica certezza è che, toccando ferro, per il prossimo terremoto Cremona sarà in grado di esibire una nuova struttura sanitaria pubblica (ospedalino?) dai contenuti assai incerti ma tuttavia invulnerabile alle oscure forze della Natura, mostrando al mondo intero un piccolo edificio sfavillante in un mare di rovine. Pare infatti che tutto il resto della città, dalla Cattedrale (ricostruita nel 1129 senza alcun rispetto della normativa antisismica a e all’insaputa di Regione Lombardia), a Palazzo Fodri, a palazzo Trecchi, a palazzo Affaitati, alla Prefettura, al Tribunale, alla Galleria 25 aprile, così come tutto il centro storico e la periferia debbano utilizzare come presidio antisismico corna, bicorna, aglio e fravaglio. Più efficaci con le dita delle mani a corna rivolte verso il basso e tre sputacchi, anch’essi verso terra.
Di sicuro sappiamo che il vecchio ospedale di Cremona (Santa Maria della Pietà) è durato cinquecento anni mentre quello attuale (edificato, fra gli altri, da Celeste Cottarelli, padre dell’economista Carlo) viene pensionato dopo solo cinquanta anni. Se tale andamento di regressione geometrica verrà rispettato, la nuova struttura avrà una vita di soli cinque anni. Potrebbe essere allora assai utile iniziare da subito ad identificare le destinazioni dell’emigrazione sanitaria dei cittadini cremonesi verso altri lidi privati, magari organizzando adeguati servizi-navetta.
Sarebbe anche importante individuare, in prospettiva, un sito per un nuovo e ancor più moderno (e piccolo) presidio ospedaliero: in fondo cinque anni non sono molti e quindi ci porteremmo avanti (magari verso l’autostrada Cremona-Mantova), perderemmo meno tempo e poi sull’area attuale più di due ospedali è difficile farceli stare. Però magari un ospedalino…….
Pietro Cavalli
Medico, Cremona