30 settembre -
Gentile Direttore,
con la recente
delibera approvata dalla Giunta regionale la riforma sanitaria prende forma. Ci sono due piani di analisi, quello tecnico e quello politico ed entrambi sono legati ad un filo rosso –ma proprio rosso- che si chiama: continuità.
Sotto l’aspetto tecnico si rileva un’attenzione particolare alla sanità territoriale nel tentativo di avvicinare la presa in carico e i servizi ai cittadini. A questo scopo si creano diverse “scatole”( ma vuote di personale): l’Ospedale di Comunità, la Casa di Comunità e la Centrale Operativa Territoriale che vanno ad affiancarsi ai vecchi Distretti, il tutto funzionalmente incardinato sotto il Dipartimento di Assistenza Territoriale. Cosa si dovrebbe fare in queste scatole? In breve: tutto ciò che non si fa nell’ospedale Hub, dedicato alle acuzie e a prestazioni intensive.
Alcune osservazioni:
- Un simile modello di sanità territoriale è estremamente frammentato e molto orizzontale: ciò non favorisce l’individuazione della responsabilità, rende difficoltoso il coordinamento tra i diversi livelli di intervento tra cui, è bene ricordarlo, c’è tutta l’area sociale afferente ai Comuni.
- L’avvicinamento dei servizi ai cittadini attraverso la frammentazione rischia di abbassare il livello qualitativo degli stessi: la qualità cresce con l’alta casistica (esperienza).
- L’ospedale Hub oltre alle acuzie, si concentrerà anche sull’alta specialità e sull’attrazione di pazienti da fuori regione? Sarà in grado di sfruttare le sinergie con l’Università e altri centri di ricerca? Sono state previste sufficienti risorse finanziarie?
- Il modello territoriale sembra richiedere un cospicuo numero di risorse di personale: saranno disponibili e quanto costeranno rispetto al guadagno in salute apportato?
- Su tutto, l’Ospedale di Comunità sembra essere una revisione delle RSA, la Casa di Comunità è la copia perfetta dei CAP - Centri di Assistenza Primaria - della riforma Serracchiani - Telesca (che non hanno mai funzionato), la Centrale Operativa Territoriale sembra un doppione del Distretto.
- Il lavoro multi-professionale esiste nella nostra regione dagli anni novanta; non era più facile e meno dispendioso aggiornare quello che di buono esisteva già?
Sotto l’aspetto politico non si può non vedere la Große Koalition sanitaria che unisce un po’ tutti: si va dalla estrema sinistra del ministro Speranza, a Forza Italia, al PD e pure la Lega e FDI. Di fatto un neo centralismo sanitario che ignora l’autonomia organizzativa delle regioni e si fa addirittura beffe del FVG che è pure uscito dal Fondo sanitario nazionale pagandosi la sanità di tasca propria.
Gli elettori dell’attuale Giunta Fedriga hanno fortemente manifestato il loro desiderio di discontinuità rispetto alla riforma sanitaria Serracchiani, che in buona parte su questo ha perso le elezioni; eppure, non solo la Giunta Fedriga ha mantenuto l’accorpamento Ospedale e Territorio, non solo ha mantenuto la Centrale Unica 118, ma ripropone addirittura i CAP.
E così anche il FVG che aveva adottato un modello sanitario virtuoso ben prima di altre regioni dovrà sacrificare la sua autonomia, la sua capacità di fare bene a quella Große Koalition sanitaria che sembra avere come primi obiettivi il mantenimento del potere e un cospicuo numero di poltrone.
Walter Zalukar
già Direttore DEA e SC Pronto Soccorso - Azienda ospedaliero universitaria di Trieste e Consigliere Regionale FVG – Gruppo Misto