28 settembre -
Gentile Direttore,
purtroppo ancora oggi, nonostante il Green Pass in vigore da circa un mese, persistono importanti limitazioni all'assistenza ai propri cari morenti in regime di ricovero anche negli Hospice, seppur a macchia di leopardo con differenze in dipendenza delle decisioni territoriali. Ciò, incredibilmente, è ancora realtà di cui quasi nessuno pare occuparsi, anche in questi giorni in cui infine l'andamento della pandemia, grazie alle vaccinazioni ed al Green Pass progressivamente estesi, consente di considerare al CTS l'eventuale ampliamento di accesso agli spettacoli, agli stadi e forse anche alle discoteche.
Il diritto alla assistenza ai morenti è stato ovviamente sospeso durante le gravi fasi pandemiche, ma dovrebbe poter essere ora pressoché pienamente ripristinato, con le stesse modalità in tutta Italia ed in tutte le strutture preposte a tale assistenza, come era garantito dalle norme sulle Cure Palliative istitutive degli Hospice; si auspica quindi che vi possa essere una direttiva nazionale univoca.
Non dovrebbero esservi significative differenze locali, relativamente al diritto del morente di avere accanto a sé l'affetto dei familiari, possibilmente di tutti i familiari od almeno di un largo numero e non solo di 1 o 2 al giorno (nonostante la degenza in camera singola), cosa che costringe a scelte penose di fronte alla fine della vita di un proprio caro.
Il green pass è stato definito strumento di libertà e come lo è effettivamente per attività lavorative, di formazione e ludiche, NON appare più accettabile che non lo sia anche per consentire di vivere l'affettività unica ed irripetibile del fine vita di una persona.
Il diritto alla cura del morente rientra tra i diritti della persona e la non adeguata erogazione di Cure Palliative può costituire perdita di chance, come ben sancito anche dalla nostra Suprema Corte; inoltre come è noto e come dichiarato anche dall’OMS, le Cure Palliative sono rivolte sia al paziente che ai familiari, avendo fra l'altro, anche la potenzialità di evitare successivi lutti patologici, proprio grazie alla corretta vicinanza al morente, al quale in ogni modo si è lenita la sofferenza.
Purtroppo i sofferenti sono impegnati nel loro soffrire e non sono generalmente in grado di far sentire la propria voce, come invece altri sanno fare ben maggiormente in diverse fasi della vita, per far valere i propri diritti; ma a ben pensarci questo è un diritto ubiquitario, che davvero può riguardare tutti, sia per la precarietà che per le affettività che caratterizzano l'essere umano. Si auspica quindi una maggiore attenzione da parte di tutti coloro che si trovano in condizione di poter decidere.
Marco Ceresa
Medico