2 settembre -
Gentile Direttore,
due importanti metanalisi appena pubblicate rispettivamente su Jama Psychiatry e su Lancet Psychiatry dimostrano, se mai vi fossero stati dubbi, che i pazienti con depressione e disturbi mentali sono “i più fragili tra i fragili”, ovvero a maggior rischio di contrarre Covid-19 nelle manifestazioni più gravi tali da richiedere ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva, esponendo a più elevata mortalità o esiti neurologici pesanti a lungo termine.
La prima metanalisi, condotta su 21 studi e 91 milioni di persone, conferma l’associazione tra Covid-19 e depressione, più in generale con i disagi mentali, che avrebbero in comune alcuni fattori di rischio, tra questi una possibile alterazione della funzione immunitaria in una parte di pazienti con depressione, unitamente a obesità, diabete, malattie cardiovascolari, spesso osservate in questa categoria di malati. Un pool di condizioni socio-sanitarie che rendono questa popolazione più fragile di tutte le altre. Risulta infatti che il 32% dei pazienti avesse sintomi depressivi cinque volte più elevati rispetto al 6% di quelli indagati nel triennio 2015-2018. Così come è stato evidenziato un peggioramento, nel 40% dei casi, di stati depressivi e ansiosi e una compromissione della qualità della vita con aumento dei disturbi del sonno, soprattutto a carico della popolazione femminile. Un aggravamento che vede nei pazienti con depressione una riduzione di oltre 10 anni delle aspettative di vita.
La seconda metanalisi, condotta su 23 studi e una popolazione di 1.469.731 pazienti con Covid-19 provenienti da 22 paesi, conferma che le persone con disturbi mentali sono state maggiormente esposte ad aggravamento sia per riduzione accesso alle cure che essere soggette a forme più gravi di Covid-19. Tra queste persone, più del 3,3% (43.938) presentavano disturbi mentali, e in particolare quelli dell'umore e psicotici si sono accompagnati a un rischio aumentato di mortalità per l'infezione da Sars-CoV-2, ma non di ricovero in terapia intensiva.
In quest’ottica la possibilità di un intervento precoce, di tipo diagnostico e terapeutico, risulta fondamentale per arginare il diffondersi della patologia psichica. Occorre garantire e agevolare l’accesso ai servizi specialistici, evitando situazioni di stigma, dialogando con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta, con i servizi territoriali cosi come con i consultori. Fondamentale è la presa in carico della sofferenza psichica e l’attenzione della medicina del territorio. La ‘tempesta perfetta’ (crisi sanitaria, emotiva ed economica) associata a Covid-19 va contrastata anche con un potenziamento dei servizi di salute mentale, campagne di prevenzione, compresa la vaccinazione prioritaria anti-Covid in questa categoria di pazienti più fragili, e di screening nelle popolazioni più a rischio (donne, giovani, anziani) al fine di ridurre i rischi e promuovere la resilienza. Ovvero occorre prendersi cura della pandemia emozionale e curare la paura della paura.
In funzione di queste evidenze, è forte l’appello della Società italiana di neuropsicofarmacologia agli esperti che si riuniranno da domani a Roma al G20 sulla salute, in occasione della sessione dedicata alla salute mentale, in modo da offrire ai pazienti con depressione un percorso dedicato e prioritario alla somministrazione della terza dose vaccinazione anti-Covid.
Claudio Mencacci
Direttore Emerito Neuroscienze Salute Mentale Asst FBF-Sacco di Milano e co-presidente SINPF
Matteo Balestrieri
Direttore della Clinica Psichiatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine e co-presidente SINPF
Bibliografia
• Felicia Ceban, Association Between Mood Disorders and Risk of COVID-19 Infection, Hospitalization, and Death A Systematic Review and Meta-analysis, JAMA Psychiatry, Luglio 2021.
• Benedetta Vai, Mental disorders and risk of COVID-19-related mortality, hospitalisation, and intensive care unit admission: a systematic review and meta-analysis, Lancet Psychiatry, settembre 2021