30 luglio -
Gentile Direttore,
la scelta della Regione Emilia-Romagna di prevedere la figura del Direttore Assistenziale nello staff del Direttore Generale ha provocato un dibattito su QS dai toni colorati oltre che accesi. Cercando di tenermi lontano dagli aspetti di colore che pure mi hanno toccato direttamente (l’accostamento ad Heidi mi mancava) e dalle ripetizioni di quanto già riportato in un mio precedente intervento ( link) vorrei introdurre solo una ulteriore considerazione. La previsione della figura del Direttore Assistenziale non credo sia opportuna per legge nazionale, ma possa essere data come indicazione anche dal livello centrale, come suggerito nell’ultimo
intervento di Saverio Proia).
Credo che sia utile sottolineare che non è certo un caso che su questo tema abbia fatto da apripista la Regione Emilia-Romagna. Più che la compiacenza verso la FNOPI immagino abbia pesato il percorso che è stato fatto in quella Regione per rendere operativi i Dipartimenti delle Professioni e per sperimentare quei modelli organizzativi che giustificano una figura come il Direttore Assistenziale. In quella stessa Regione il numero delle Aziende è stato fortemente ridotto e le loro dimensioni ampiamente giustificano la nuova figura.
Non sta certo a me “difendere” la scelta della Regione Emilia-Romagna che si difende benissimo da sola, ma mi pare opportuno sottolineare che la stessa scelta non è automaticamente altrettanto opportuna in realtà troppo frammentate come assetto Aziendale e ancora immature nelle innovazioni che la nuova figura deve sostenere. Innovazioni che il PNRR rilancia e che quindi trovano oggi nuovo stimolo. Conosco abbastanza i problemi di trasferibilità del PNRR nella organizzazione e nella operatività concrete dei Servizi Sanitari Regionali, per sapere che occorre evitare un atteggiamento ingenuo (alla Heidi appunto) sul valore salvifico in se’ del PNRR. Ma sono anche convinto che ci si debba credere nonostante i suoi limiti su cui sono più volte intervenuto qui su QS. E in questa progettualità il Direttore Assistenziale può dare un contributo specifico.
Sono anche convinto che il confronto tra le professioni possa ridimensionare quel muro contro muro che è emerso da alcune autorevoli prese di posizione sindacali come quella di
Costantino Troise. Il Direttore Assistenziale non dovrebbe erodere le competenze che oggi ha il Direttore Sanitario (come
afferma Ivan Cavicchi), per sua natura specifica espressione della componente medica, ma esercitare in modo più autorevole ed autonomo quello che è già oggi, dove c’è, il campo d’azione dei Direttori dei Dipartimenti delle Professioni.
Per questo la nuova figura andrebbe inserita in un percorso progettuale che ne misuri l’impatto e ne monitori le criticità. In questo modo l’esperienza della Regione Emilia-Romagna potrà diventare patrimonio comune. Non credo sia una aspettativa ingenua, ma una ipotesi di lavoro ragionevole e non divisiva.
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico Chronic-On