14 giugno -
Gentile direttore,
scrivo questa volta semplicemente per evidenziare problematiche concrete nella fornitura della Cannabis medica, in particolare proprio di quella maggiormente usata, avente contenuto equilibrato di THC e CBD (FM2 e Bediol). Essa risulta infatti introvabile ormai da tempo, dopo essere stata sempre più rara negli ultimi mesi, sino al momento attuale in cui ormai le scorte sono esaurite, almeno nella maggior parte delle farmacie lombarde, senza che alcuno sappia effettivamente quando arriverà la nuova fornitura (le promesse di arrivo sono disattese di settimana in settimana ormai da tempo).
Va sottolineato che chi ha un piano terapeutico per la cannabis a contenuto equilibrato di TCH e CBD, certo poi non alcun diritto, con tale prescrizione specifica a richiederne un tipo diverso, quindi resta soffrendo in attesa, oppure, se ne ha la forza, reclama a viva voce giustamente i propri diritti ad essere curato, affollando i già scarsi centri ambulatoriali di terapia del dolore e cure palliative implorando visite urgenti fuori appuntamento (non sempre facilmente ottenibili, stante le liste di attesa) per ottenere diverse prescrizioni. Infatti solo con nuova emissione di due distinti piani terapeutici, per 2 tipi opposti di Cannabis, l'una avente esclusivamente CBD, l'altra solo THC, si può cercare di avvicinarsi, ad un prodotto similare a quello esaurito (almeno per quantità di CBD e THC).
Ci tocca assistere in questi malati alla ricomparsa di quella sofferenza che era stata tenuta sotto controllo proprio grazie all'aggiunta della Cannabis terapeutica ora mancante. Si tratta infatti sempre di pazienti difficili per i quali la cannabis è essenziale al controllo antalgico, avendo avuto diritto alla prescrizione della stessa, proprio per l'evidenza di refrattarietà a trattamenti tradizionali. Sento l'esigenza di scrivere per evidenziare il problema, anche se può apparire di nicchia, dopo un'ultima visita effettuata ad una paziente di ben 87 anni, venuta da sola in ambulatorio, piangente, a causa della ricomparsa delle algie per l'assenza del cannabinoide che assumeva.
Vi sono anche stati coloro che negli ultimi tempi, per riuscire a trovare il prodotto mancante, sono dovuti andare personalmente parecchio lontano dalla propria area abitativa, con intuibili disagi trattandosi di sofferenti spesso invalidi. Ciò accade a causa di una circolare emessa da un funzionario ministeriale pochi mesi or sono in pieno lock-down (DGDMF 0060001-23/09/2020 pag 2), che non ha più consentito in alcun modo di usufruire della possibilità di spedizione al domicilio dei cannabinoidi, modalità largamente attuata, per tutti gli anni precedenti, che favoriva i pazienti algici più fragili, privi di possibilità di movimento autonomo.
Tale recente problema, di cui non si sentiva proprio il bisogno nell’anno della pandemia,
è già stato segnalato tempo fa, ma non ha ancora trovato soluzione, nonostante l'espressa volontà in tal senso di alcuni parlamentari.
Il controllo della sofferenza difficile è un problema molto serio per i pazienti, quindi occorrerebbe trovare il modo di garantire con maggior costanza tutte le sostanze necessarie, possibilmente con forniture dei principi attivi anche un po’ ridondanti, che consentano di non incorrere in fasi di grave carenza che reiteratamente si presentano nel nostro paese.
Eccezionalmente, potrebbe inoltre forse essere consentito direttamente ai farmacisti di preparare un prodotto compatibile con quello mancante, ricavando un quantitativo equivalente di TCH e CBD (nel rispetto di quanto prescritto in tale senso obbligatoriamente dal Piano terapeutico vigente), con la miscela in dosi adeguate degli altri tipi di cannabis ancora disponibili (varietà contenenti solo TCH e solo CBD), ancorché si tratti di varietà erboristiche diverse anche per altre caratteristiche non principali (magari con segnalazione al paziente e/o al prescrittore della momentanea necessità di sostituzione del prodotto rispetto a quello originariamente prescritto indisponibile).
Marco Ceresa
Medico