26 maggio -
Gentile Direttore,
il servizio di Milena Gabanelli sulla presunta inefficienza dei MMG (e quindi del territorio) ha scatenato un senso di indignazione per il pressapochismo di chi dietro i numeri e i dati mostrati ha la presunzione di stigmatizzare una intera categoria professionale ed il loro relativo inquadramento contrattuale come non soddisfacente anzi peggio ancora inefficace, per usare un eufemismo.
Un quadretto ben disegnato per rilanciare una certa corrente di pensiero che vuole i MMG dipendenti (delle cooperative?) facendo leva esclusivamente sul dato di accesso ai Pronto Soccorso degli Italiani. Inutile dilungarsi su quanto possa essere stata approssimativa questa intervista a cui ha prontamente risposto il Segretario Nazionale FIMMG Silvestro Scotti
proprio su QS.
Quello che mi preme portare alla luce oggi è però l’altra faccia della medaglia dei dati, o meglio degli indicatori di performance, che possiamo facilmente estrapolare dai rapporti Sdo Ministeriali.
In questi rapporti fra i vari indicatori e tavoli ce n’è proprio uno che riguarda l’assistenza territoriale ovvero i tassi di ospedalizzazione evitabili per patologie croniche quali appunto:
- Il tasso di ospedalizzazione per diabete non controllato
- Il tasso di ospedalizzazione per asma nell’adulto
- Il tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nella popolazione negli over 18 e over 65
- Il tasso di ospedalizzazione per influenza negli anziani e infine
- Il tasso di ospedalizzazione per patologie correlate all’alcool.
Perché se di assistenza territoriale dobbiamo parlare, allora è bene almeno far partire il ragionamento sulla base dei pochi e unici indicatori a disposizione, per di più ministeriali.
Sorpresa delle sorprese (a vedere il dis-servizio della Gabanelli) nell’ultimo rapporto, quello del 2019, i tassi di ospedalizzazioni per le patologie croniche sono migliorati, laddove:
“nel 2019 il tasso di ospedalizzazione per diabete non controllato si attesta a 10,22 dimissioni per cento mila abitanti (era 10,79 nel 2018); il tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nella fascia di età 18 anni e più si attesta a 301,12 dimissioni per cento mila abitanti (era 300,26 nel 2018), e, parallelamente, osserviamo che il tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nella fascia di età 65 anni e più è pari a 994,67 dimissioni per cento mila abitanti (era 1.001,29 nel 2018). Il tasso di ospedalizzazione per influenza nell'anziano (per cento mila abitanti) ha assunto un valore pari a 12,4, mentre si era attestato a 11,15 nel 2018 (cfr tav. 4.3). Nella tavola 4.4 si può osservare che il tasso di ospedalizzazione per malattie polmonari croniche ostruttive, nel 2019 ha assunto il valore di 48,74 dimissioni per cento mila abitanti, con una diminuzione rispetto al valore di 55,58 osservato sui dati del 2018; etc..”
Ma volendo fare un raffronto più completo possiamo partire anche prima, in questo caso dall’analisi delle stesse tavole SDO dal 2015 al 2019 ovvero l’ultimo quinquennio in cui sostanzialmente si è registrato un COSTANTE MIGLIORAMENTO degli indicatori di performance (immagini allegate). Si è passati infatti dai 13,7 ai 10,22 del diabete non controllato, dal 6,42 al 5,02 dell’asma, dai 1100 ai 994 dell’insufficienza cardiaca over 65 con l’unico indicatore peggiorato che è quello relativo all’ospedalizzazione per influenza per anziani (7,58 del 2015 vs 12,8 del 2019).
Un costante miglioramento su quasi tutti gli indicatori che stride fortemente con quell’unico approccio da “passa carte” proposto dal servizio di Data Room.
La partita per l’assistenza ai fragili e ai cronici è quindi vinta? Certo che no, non possiamo ridurre il tutto a un miglioramento di indicatori per approcciarci a un tema cosi complesso come la sfida per la sostenibilità del SSN dei prossimi anni, però il dato è comunque un dato di partenza (e sicuramente più preciso) di quello relativo ai soli accessi al Pronto Soccorso.
L’inquadramento contrattuale verso la dipendenza tanto proposto dalla Gabanelli è la soluzione al problema? A mio parere sicuramente no, ma non è con i pareri personali (o dati mal proposti) che si può discutere.
Possiamo però dire che l’assistenza ai cronici o per meglio dire “l’adesione al Piano Nazionale Cronici” è stato uno dei capisaldi di un recente ACN quello del 21 giugno 2018 che per certi versi è stato il più rivoluzionario e il meno sviluppato in sede di Accordi Regionali.
In questo ACN venivano previste, in sedi di accordi regionali, anche l’istaurazione di misure di performance attraverso indicatori di processo e risultato, veniva previsto il coinvolgimento in prima linea dei MMG e fra i vari capisaldi, quello relativo alla lotta agli accessi impropri al pronto soccorso, veniva anche coinvolto il MMG all’interno dei servizi dotato di strumentazione diagnostica di primo livello.
Proprio ad esempio quei 235 milioni di euro di fondi attualmente bloccati e che non farebbero altro che migliorare ulteriormente le “performance” della Medicina Generale a tutti i livelli, dall’area dell’acuzie ambulatoriale (riducente accessi impropri al PS) all’area della cronicità (per migliorare ulteriormente gli indicatori visti nelle Tavole SDO).
Il quadro normativo e contrattuale è pronto, i medici anche e soprattutto quelli che stanno velocemente prendendo la convenzione come il sottoscritto, hanno entusiasmo e voglia di fare, quello di cui non abbiamo bisogno e che stigmatizziamo è la deriva privatistica della sanità territoriale in un contesto mediatico e forse anche politico persecutorio, non supporto dai dati… quelli che contano.
Claudio Cappelli
Segretario Provinciale FIMMG CA – Ascoli Piceno
Vice Segretario Regionale FIMMG CA – Marche