11 gennaio -
Gentile Direttore,
AITO (Associazione italiana terapisti occupazionali) e la sezione speciale dei terapisti occupazionali in SIRN (Società italiana riabilitazione neurologica) si impegnano per promuovere buone pratiche e evidenziare la necessità di un maggior numero di terapisti occupazionali, di modo che possano essere presenti nei team riabilitativi e permettere una presa in carico appropriata ai bisogni riabilitativi della popolazione, sempre più numerosi.
In uno studio pubblicato sul Lancet
[1](Cieza et al, 2020), gli autori hanno evidenziato la necessità che lo sviluppo di servizi di riabilitazione sia prioritario in tutto il sistema salute, con una particolare enfasi sull'integrazione di terapisti occupazionali e altri specialisti della riabilitazione in contesti di assistenza primaria per ridurre la prevalenza e ritardare l'insorgenza degli effetti disabilitanti delle condizioni di salute croniche. Vi sono prove che dimostrano che molti interventi riabilitativi sono efficaci in termini di costi.
La terapia occupazionale può migliorare la partecipazione alle attività negli adulti e nei bambini con diverse condizioni croniche, contribuire a gestire il declino cognitivo per le persone con demenza
[2] e ridurre il carico dei
caregiver, anche delle persone con Parkinson
[3], migliorare la quotidianità delle persone con malattie reumatiche, ad esempio. La terapia occupazionale ha anche il potenziale di ridurre le ri-ammissioni ospedaliere
[4][5], evitando costosi ricoveri o riducendo i giorni di degenza. Aiuta anche le persone nella sfera della produttività mantenendo o adeguando l’attività lavorativa tramite la
vocational therapy o la partecipazione a scuola.
Cieza et al (2020), nel loro articolo, evidenziano che l'unico modo possibile per aumentare la riabilitazione e renderla fruibile a tutti coloro che ne hanno necessità è integrarla maggiormente nel sistema sanitario e, in particolare, rafforzarla nelle cure primarie. I risultati dello studio, combinati con le mutevoli tendenze demografiche e sanitarie globali, pongono nuove e importanti richieste ai sistemi sanitari e sociali, aumentando la necessità di un'assistenza primaria forte.
Con il continuo aumento della prevalenza delle malattie non trasmissibili e dell'invecchiamento della popolazione, aumenterà anche il numero di persone che trarrebbero beneficio dalla riabilitazione nel territorio. Oltre ai benefici per la salute, la riabilitazione fornita nelle cure primarie porta anche a benefici sociali più ampi, determinanti nella prevenzione e per il miglioramento della qualità di vita.
Gli autori affermano che i professionisti della riabilitazione (p.es., fisioterapisti, terapisti occupazionali e logopedisti) dovrebbero essere inclusi nella forza lavoro dell'assistenza primaria. Suggeriscono delle semplici azioni per favorire questa inclusione nella comunità, tra cui integrare nella formazione medica la conoscenza delle diverse competenze dei riabilita tori e la tele-riabilitazione.
La Federazione mondiale dei terapisti occupazionali (WFOT) nella sua ultima
Public Statement[6] ricorda che i terapisti occupazionali sono professionisti chiave per la salute e che durante la pandemia, la fornitura continua di terapia occupazionale per gli utenti dei servizi esistenti è accresciuta per consentire il coinvolgimento in attività che forniscono significato alla vita, in un momento in cui la partecipazione alle normali routine è particolarmente sconvolta e per le persone con esiti di Covid, che hanno riportato difficoltà a riprendere le “banali” attività quotidiane, quelle di cui, nell’equipe, si occupa proprio il terapista occupazionale.
E’ importante che quando i sistemi sanitari procederanno verso l'integrazione della riabilitazione nelle cure primarie, prevedano spazio per la ricerca perché si generino prove di evidenza.
Dott. Christian Parone
Presidente AITO
Dott.ssa Gabriella Casu
Rappresentante Sezione Speciale Terapisti Occupazionali SIRN
[1]Cieza, Causey, et al (2020) - Global estimates of the need for rehabilitation based on the Global Burden of Disease study 2019: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2019 – The Lancet VOLUME 396, dic - https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)32340-0/fulltext
[3]I. H. V. M. Sturkenboom, J. C. M. Hendriks, M. J. L. Graff et al., (2015) “Economic evaluation of occupational therapy in Parkinson's disease: a randomized controlled trial,” Movement Disorders, vol. 30, no. 8, pp. 1059–1067, 2015.
[4]Gilman, M., Hockenberry, J. M., Adams, E. K., Milstein, A. S., Wilson, I. B., & Becker, E. R. (2015). The financial effect of value-based purchasing and the Hospital Readmissions Reduction Program on safety-net hospitals in 2014: A cohort study. Annals of Internal Medicine, 163, 427-436.
[5]Burke, J. F., Skolarus, L. E., Adelman, E. E., Reeves, M. J., & Brown, D. L. (2014). Influence of hospital-level practices on readmission after ischemic stroke. Neurology, 82, 2196-2204.
[6]WFOT (2020) - WFOT's Statement on the International Year of Health and Care Workers - https://wfot.org/resources/public-statement-international-year-of-health-and-care-workers