7 gennaio -
Gentile Direttore,
da sempre pratiche empiriche hanno suggerito all’uomo che provocando un’infezione lieve si protegge l’organismo contro una malattia indotta da microbi. In tempi relativamente più recenti, si osservò che le persone addette alla mungitura delle vacche si ammalavano di vaiolo bovino (una grave malattia infettiva causata da un virus) ma erano resistenti al vaiolo umano.
Un fatto aneddotico che indusse Edward Jenner, un medico inglese, a verificare sperimentalmente la validità di quest’osservazione. Jenner inoculò materiale prelevato dalle pustole vaiolose di mucche in individui giovani con la sorprendente scoperta che questi risultavano protetti dal vaiolo umano. La vaccinazione antivaiolosa fù poi perfezionata e nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo eradicato in tutto il mondo. Era l’inizio di una grande rivoluzione in campo medico che avrebbe portato benefici all’umanità intera.
Nel diciannovesimo secolo, grazie a Luis Pasteur, la pratica della vaccinazione acquisì basi scientifiche più solide. Il microbiologo francese a quel tempo studiava il virus del colera dei polli e per caso scoprì che, inoculando i volatili con ceppi attenuati del germe, questi risultavano protetti dalla malattia. Divenne evidente che il sistema immunitario dell’organismo può essere addestrato a riconoscere agenti patogeni se viene a contatto con varianti di questi attenuate.
Da allora le scoperte nel campo della vaccinologia, anche grazie alle osservazioni in campo medico-veterinario, proseguirono portando a risultati inimmaginabili. Si pensi alla storia più recente del vaccino che protegge dal cancro della cervice causato dal papillomavirus. Una lunga e straordinaria avventura scientifica che ha portato nel giro di una decina di anni alla formulazione di un vaccino preventivo grazie anche allo studio dei modelli animali.
Oggi, nei paesi che per primi hanno iniziato campagne vaccinali di massa, l’incidenza del cancro della cervice uterina è a livelli ormai bassissimi. Le previsioni più rosee indicano la possibilità che l’umanità intera possa liberarsi definitivamente nel prossimo futuro da questa infezione virale che causa una malattia così grave e mortale.
Dunque, i vaccini sono una delle più importanti e straordinarie invenzioni della medicina moderna che hanno debellato malattie mortali dell’uomo e degli animali contribuendo al benessere della collettività. Non è tuttavia semplice formulare un vaccino che funziona ed i tempi in genere sono lunghi.
Le notizie di questi giorni raccontano però una storia diversa. Infatti, solo un anno fà veniva individuato il nuovo coronavirus causa della COVID-19 ed oggi, a distanza di pochissimo tempo, abbiamo a disposizione dei vaccini autorizzati da agenzie indipendenti. Un tempo così breve è un aspetto assolutamente inedito nella storia: una novità assoluta.
Oltre alla velocità, un altro aspetto che rende unica questa impresa è l’innovazione. Infatti, il primo vaccino autorizzato è basato sul principio di veicolare nell’organismo solo le informazioni (tecnicamente mRNA) per produrre una proteina del coronavirus. Questa molecola, simulando la presenza del SARS-CoV-2, “inganna” il sistema immunitario stimolando nell’organismo la produzione di anticorpi. A quel punto il gioco è fatto! I soggetti vaccinati se in futuro vengono a contatto con il germe hanno anticorpi a sufficienza per sconfiggerlo evitando di ammalarsi. Tutto ciò è stato possibile solo grazie alle più avanzate biotecnologie, all’innovazione dei processi, e all’impegno straordinario di scienziati di ogni parte del mondo che hanno realizzato questo miracolo. Un successo della scienza e della tecnologia che ci fa intravedere finalmente la luce in fondo al tunnel.
E’ molto importante vaccinarsi senza cedere a paure e pulsioni irrazionali. La storia insegna che grazie ai vaccini ci siamo liberati di malattie infettive gravissime e anche nel caso della COVID-19, grazie alla vaccinazione, potremo sperare in un futuro libero da questo germe malefico che non solo ha stravolto le nostre vite ma che ancora provoca malattia e morte.
Prof. Giuseppe Borzacchiello
Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali
Università di Napoli Federico II