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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Lettere al Direttore

Violenza di genere. La strage silenziosa e il bisogno di riscatto

di Monica Forte
25 novembre - Gentile Direttore,
anche quest'anno leggiamo numeri di una strage che si consuma in silenzio: ogni tre giorni una donna viene uccisa dalle mani di un suo familiare o di suo marito, compagno, fidanzato o ex. Si perché il vero dato che non cambia, che non diminuisce è l'incidenza del contesto familiare nei femminicidi che nell'anno della pandemia aumenta ancora raggiungendo il valore record dell'89% di cui il 69,1% avviene nella coppia messa alla prova dalla convivenza forzata che ha esasperato le condizioni di litigiosità e conflittualità domestica creando dei veri e propri corto circuiti. La donna rimane prigioniera di un contesto violento dal quale non può scappare.
 
E difatti in Lombardia nel periodo da marzo a giugno 2020 è arrivato un numero di chiamate al 1522 (numero Anti Violenza e Stalking attivo 24h su 24) raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2019. Ed è proprio il nord Italia e in particolare la Lombardia e il Piemonte a registrare il 36% dei casi di femminicidi familiari di tutta Italia, dato che racconta molto sulle abitudini di vita familiare della società moderna dove i tempi per la coppia sono pochi e quando si è costretti a dilatarli magari in spazi ristretti non si è sufficientemente preparati a gestire le normali tensioni che nascono in famiglia.

E poi ci sono i moventi: anche nel 2020 i principali moventi di femminicidio rimangono la gelosia patologica e il possesso, segnali evidenti di una cultura maschilista ancora radicata nel nostro paese che si alimenta di discriminazioni e stereotipi di genere che si manifestano nel linguaggio, nelle immagini, sul lavoro, in famiglia.

La violenza psicologica e fisica è subita mediamente da circa 7 milioni di donne ogni anno in Italia, un numero impressionante se pensiamo a quanto tempo è passato dalle prime battaglie sociali per i diritti delle donne, un numero che non accenna a decrescere e che al contrario si alimenta di nuove forme di violenza come il Revenge porn, la violazione dei provvedimenti di allontanamento da casa o di avvicinamento alla vittima, le costrizioni al matrimonio e le lesioni permanenti al viso. Il Dossier "Un anno di codice rosso" del Servizio analisi della direzione centrale della polizia criminale ci dice che, sebbene in assenza di di parametri di confronto (il Codice rosso è stato introdotto da un anno) e considerando l'alto tasso di sommerso, ogni 24 ore due video porno diffondono immagini intime di giovani donne tenute sotto scacco, minacciate, ricattate da fidanzate, compagni o ex.

La situazione generale, quindi, sta peggiorando e non è una sensazione, sono i dati a confermarlo. E' arrivato il momento di fare di più, molto di più. Il contrasto alla violenza sulle donne passa certamente attraverso l'organizzazione e la strutturazione di una rete di centri antiviolenza che possano garantire supporto alle donne che si sentono in pericolo o che sono già vittime, ma non basta. Bisogna agire sul piano culturale per sradicare un visione maschilista e patriarcale della società educando i nostri figli maschi al rispetto delle differenze e delle pari opportunità, così come ad un linguaggio di genere che superi una tradizione androcentrica e che contribuisce a svilire il ruolo delle donne alimentando una narrazione deviata della realtà come quando sempre più spesso siamo costretti a leggere commenti e titoli di giornale che colpevolizzano le vittime di stupro anziché il carnefice.

Bisogna investire sulla emancipazione economica delle donne che rappresentano un potenziale del 7% di Pil in più per il nostro paese, superando anche il divario salariale che l'Europa ha definito "il più grande furto della storia".
Bisogna fare in modo che il Piano nazionale Resilienza diventi l'occasione per investire sulle donne in maniera decisa e strutturale.
Bisogna avere il coraggio di definire e applicare politiche di conciliazione dei tempi vita-lavoro e politiche di welfare capaci di supportare e sostenere nei compiti di cura che ad oggi sono appannaggio esclusivo delle donne e limitano fortemente le possibilità di carriera.

Ci vuole uno scatto in avanti coraggioso, guidato dalla politica e dalle istituzioni ma accompagnato dalla società tutta, perché l'emancipazione delle donne è il riscatto di una società intera.

Monica Forte
Presidente Commissione speciale - Antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità
Consiglio regionale Lombardia
25 novembre 2020
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