17 novembre -
Gentile direttore,
questa pandemia ha mostrato tutti i limiti del nostro Servizio sanitario nazionale. Che, va ricordato, resta uno dei migliori al mondo. Purtroppo però la riforma del Titolo V del 2001 ha indebolito quello che nel 1978 era nato su tre principi cardine: l’universalità, l’uguaglianza e l’equità. Ed è proprio l'universalità delle cure che lo ha reso tra i sistemi migliori del mondo. Ma quando l'accesso a questi servizi viene compromesso, anche il principio di universalità entra in crisi.
Sappiamo che quando il Movimento 5 Stelle è arrivato al governo del Paese la sanità pubblica era stata oggetto di tagli scriteriati e di una mancata programmazione: si stimano in 37 miliardi i tagli perpetrati in dieci anni e come se non bastasse a questo si è aggiunta l'assenza di uno studio del fabbisogno, sostanzialmente i contratti di formazione specialistica dei medici non erano legati a ciò che realmente serviva alla sanità e ad oggi mancano i medici specialisti e mancano in delle aree specifiche.
Abbiamo invertito la rotta. Non solo stanziando risorse, ma anche iniziando a programmare. Da quando siamo arrivati al governo alla sanità sono arrivati oltre 12 miliardi. Cifre inimmaginabili fino a qualche anno fa. E non lo abbiamo fatto solo per contrastare il Covid-19, abbiamo iniziato prima.
Con la manovra 2019 abbiamo dato il via a un piano per l'abbattimento delle liste di attesa stanziando 350 milioni, il livello del finanziamento del Fondo sanitario nazionale era stato portato a 114 miliardi e 451 milioni di euro e poi incrementato di 2 miliardi per il 2020 e di un altro miliardo per l’anno 2021. Il fondo per ammodernare e ristrutturare gli ospedali passato da 24 a 28 miliardi e poi il grande lavoro sulla formazione dei medici: sia per incrementare le borse di studio in medicina generale sia per aumentare i contratti di formazione specialistica dei medici che sono cresciuti di ben 3 mila unità in due anni. Poi con la manovra del 2020 abbiamo abolito il superticket e stanziato due miliardi per l'ammodernamento tecnologico. E per intervenire sulla programmazione 3 milioni di euro per la creazione di un osservatorio che, in collaborazione con l’Agenas, programmi il fabbisogno dei medici specialisti. La strada era quella giusta.
Poi è arrivato il Covid-19. Con il decreto Cura Italia abbiamo stanziato 1,4 miliardi: assunzione di oltre 4.900 medici, 11.000 infermieri e 5.000 operatori socio-sanitari. Con il Decreto Rilancio, altri 3,250 miliardi: istituite le Usca e l'infermiere di famiglia, su cui il nostro Rino Marinello ha condotto una grande battaglia. E poi 500 milioni nel decreto agosto e con la legge di Bilancio approvata ieri in Cdm stanziamo altri 4 miliardi: anche per il 2021 ci saranno 30.000 fra medici e infermieri assunti a tempo determinato e introduciamo un fondo per l’acquisto di vaccini e per altre esigenze correlate all’emergenza COVID-19.
Insomma, un'iniezione di risorse davvero senza precedenti.
A fronte di tutto questo serve però davvero un grande patto tra istituzioni. Da un lato le Regioni che devono fare la propria parte, dall'altro i grandi protagonisti di questa emergenza: gli operatori sanitari. Li abbiamo chiamati eroi, a ragione. Negli ospedali è stata condotta una vera e propria guerra, che ancora va avanti.
Allora il mio appello oggi è alla responsabilità. Appena sarà possibile apriremo una riflessione su quel Titolo V che così frettolosamente venne approvato per assecondare le richieste della Lega, in Senato c'è già un disegno di legge di Paola Taverna. Ma adesso serve davvero mettere il turbo, le risorse ci sono, serve - e mi rivolgo alle Regioni - mettere in pratica ciò che con quelle risorse si può fare: medici, terapie intensive, Usca, posti letto. E poi i medici di famiglia: abbiamo stanziato 70 milioni per l'esecuzione di test rapidi, ma serve assistenza, laddove le Usca non arrivano. I medici di famiglia non devono lasciar soli i loro pazienti. Ce la faremo, lavorando tutti insieme, riusciremo a sconfiggere il Covid-19. Riusciremo a superare questa emergenza. E il nostro Servizio sanitario nazionale ne uscirà più forte di prima.
Elisa Pirro
Capogruppo M5S in Commissione Igiene e Sanità del Senato