9 novembre -
Gentile direttore,
era fin troppo facile prevedere, in Calabria, ciò che era stato
preconizzato qualche tempo fa. I centri Hub della mia regione cominciano infatti a segnare il passo nelle cure ordinarie che, ricordiamolo ove fosse necessario, non accedono certo ad un periodo sabbatico in onore del SARS Cov2.
L’inevitabile commistione di pazienti positivi e negativi al Corona virus, in strutture non esclusivamente dedicate all’assistenza dei primi, si doveva immaginare, avrebbe per forza di cose comportato avversi feed back, in particolare sul personale sanitario. E la regola prima, in assoluto, in caso di maxi-emergenza, è quella di proteggere tassativamente quest ultimo onde evitare il blocco delle attività e la trasformazione della prima, cioè la maxi-emergenza, in catastrofe sanitaria.
Si comincia ad assistere adesso, infatti, alla chiusura di interi reparti il cui personale è venuto a contatto col virus. E naturalmente l’attività sanitaria si blocca anche per le acuzie che, com’è noto, rappresentano la mission prevalente dei nostri grandi ospedali.
Sicché, ad esempio, un fratturato comincerà il pellegrinaggio in ambulanza da un ospedale ad un altro, sottraendo quel mezzo al territorio e ritardando eventuali altri soccorsi.
Ed ogni tossetta o febbriciattola congestionerà i pronto soccorsi, i laboratori e le radiologie, allungando le attese e dilatando i tempi d’intervento sulle patologie non Covid. Potenzialmente incrementando, dunque, il rischio clinico di eventi avversi.
Sono solo esempi, banali, ma suggestivi della ricaduta negativa che una poco o per nulla efficace pianificazione della risposta all’incipiente emergenza epidemica può comportare.
Potrei continuare quasi all’infinito, ma sarebbe un inutile esercizio di ridondanza. Mi è sufficiente proporre il concetto perché se allargato a tutte le altre patologie, ci si possa fare un’idea della ricaduta che questo stato di cose ha sulla già disastrata offerta sanitaria.
Il generale Cotticelli ha pagato nel peggiore dei modi, e non mi riferisco certo alla sola sua sostituzione, lo scotto dell’incapacità di gestire i compiti affidatigli. Ma quanti generali Cotticelli ci sono ancora, nelle stanze della Cittadella che dovrebbero, per il bene dei calabresi, abbandonare le loro plance di comando, per analoga manifesta incapacità?
La gestione della sanità non è confinata alla sola Struttura Commissariale.
In Calabria si incrocia tra questa, il Dipartimento tutela della Salute, la Presidenza della Giunta, con sovrapposizione o sconfinamento di competenze, per cui è facile addossare all’uno gli inadempimenti e le responsabilità dell’altro.
Ma tutti quelli che adesso si stracciano le vesti, dov’erano mentre si compiva il dramma che potenzialmente di qui a poco potremmo dover fronteggiare? Nessuno dei nostri politici, neanche quelli all’opposizione si è reso conto di nulla? Nemmeno dei nostri reiterati warning, l’ultimo dei quali di sole
poche settimane fa?
E, cosa di non poco conto, nessuno, ma proprio nessuno aveva il dovere di monitorare l’attività della struttura commissariale? Nessuna responsabilità, anche solo oggettiva, in vigilando? Il controllore non è più dunque la funzione sovraordinata, ma l’ottimo lavoro del bravo giornalista?
E così, tra chi non sa cosa sia un ventilatore, chi non s’intende di terapia intensiva, chi pur tralasciando la buccia di banana sulla quale è scivolato e che pur sapendo essere al secondo punto della lista dei compiti assegnatigli dal Ministero, disconosce il numero di posti di terapia intensiva presenti e futuri, tra chi bacchetta da dietro le quinte e chi licenzia, per esserne venuto a conoscenza da un programma televisivo e non già da un organo di controllo gli inadempimenti della persona cui aveva conferito l’incarico, la Calabria si appresta ad affrontare la criticità che potrebbe affondare definitivamente il proprio sistema sanitario.
Strano che tutto questo accada in un Paese in cui tutti i politici, fino solo a qualche giorno prima erano competenti intensivisti, pneumologi, virologi.
Dr. Domenico Minniti
Presidente AAROI EMAC
Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica
Sezione Calabria