22 settembre -
Gentile Direttore,
ieri
Quotidiano sanità ha dato una doppia notizia sconcertante. La prima è la costituzione della ennesima commissione da parte del Ministro Speranza, questa volta finalizzata alla riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana.
La seconda è che a presiederla sarà Mons.
Vincenzo Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. QS ci riporta le dichiarazioni del Ministro secondo cui “I mesi del Covid hanno fatto emergere la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di assistenza sociosanitaria per la popolazione più anziana. La commissione aiuterà le istituzioni ad indagare il fenomeno e a proporre le necessarie ipotesi di riforma”.
Ora non c’è chi non sappia che il tema che le politiche rivolte alla promozione e tutela della salute degli anziani è ormai da decenni al centro delle attenzioni e degli atti di tutti i paesi, compresa l’Italia ovviamente, e nel caso del nostro paese di tutte le Regioni.
L’idea che anche per un tema così maturo serva una Commissione “per indagare il fenomeno e per proporre le necessarie ipotesi di riforma” è quindi, lo ripeto, quanto meno sconcertante.
Intanto perché risulta difficile immaginare il possibile contributo di una Commissione su un tema di questo genere su cui già esistono documenti di indirizzo nazionali ed internazionali in attesa solo di essere tradotti in operatività (in Italia basti pensare al Piano della Cronicità ed a quello delle Demenze).
E poi perché con l’istituzione di questa Commissione si dà l’impressione che questa mancata traduzione in operatività venga fatta risalire ad una carenza di sistema (e quindi anche delle Regioni) nell’indagare i fenomeni correlati all’invecchiamento della popolazione e di una conseguente incapacità di proposta di soluzioni adeguate.
Oltretutto, non è che il Servizio Sanitario Nazionale sia privo di organi tecnici in grado di fare sintesi sulle problematiche in questione (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali -AGENAS- in primis).
Con la nomina a Presidente di Mons. Paglia poi lo sconcerto aumenta ulteriormente. Nelle sue parole che QS riporta troviamo dichiarazioni che testimoniamo ulteriormente la genericità delle considerazioni alla base della istituzione della Commissione definita come “un prezioso strumento inteso a favorire una transizione dalla residenzialità ad una efficace presenza sul territorio attraverso l’assistenza domiciliare, il sostegno alle famiglie e la telemedicina. L’auspicio è che l’Italia, paese tra i più longevi ed anziani del mondo, possa mostrare un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale che aiuti gli anziani a vivere nelle loro case, nel loro habitat, nel tessuto famigliare e sociale”.
Cioè, lo dico con il massimo rispetto, affermazioni scontate da campagna elettorale (lo so bene visto che nella mia Regione, le Marche, si è appena votato e quelle cose, tutti, dico tutti, i candidati le hanno scritte spesso con le stesse parole nel loro programma.
Ma genericità delle affermazioni a parte dove sta il senso di nominare Presidente della Commissione una persona certamente degnissima, ma caratterizzata prevalentemente - per quel che si capisce - dal suo ruolo di esperto in scienze del matrimonio e della famiglia, quando il senso delle “nuove” politiche rivolte agli anziani ed alle loro famiglie dovrebbe essere centrato sulle comunità che sono “altro e più” rispetto alle famiglie (e al matrimonio).
Non è arrivato il momento di chiedersi qual è il senso della istituzione di Commissioni a supporto della azione del Ministero della Salute e quindi del Servizio Sanitario Nazionale? Perché non si affida ad un organo tecnico (l’AGENAS ad esempio) l’analisi del loro ruolo sulla base dei risultati ottenuti dalle Commissioni di più rilevante interesse (almeno apparente)? Le Regioni debbono aspettare le indicazioni della Commissione neoistituita per dare seguito alle loro politiche di risposta ai bisogni della popolazione anziana e delle loro famiglie?
La dimensione della appropriatezza va forse portata anche nella analisi degli strumenti usati dalle politiche sanitarie, come appunto le Commissioni. Perché una cosa che non serve non solo è inutile, ma costa anche solo in termini di tempo “sprecato” e di ritardi decisionali.
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico di Chronic-on