14 settembre -
Gentile Direttore,
una volta ancora gli imprenditori della sanità privata voltano le spalle ai lavoratori e si arroccano nei loro castelli fatti solo di pretese e mai di concessioni, sordi al rumore di 14 anni di sfruttamento. Parliamo di imprenditori a cui evidentemente non stanno a cuore i loro dipendenti, che pur con profitti che seguitano a lievitare anche e soprattutto in tempi di crisi non si sono fatti scrupoli a mettere nero su bianco il loro rifiuto al rinnovo contrattuale, arrivando addirittura a diffidare il presidente nazionale Aiop dal ratificarlo. Questo quanto si legge in un
documento a firma congiunta dei presidenti Aiop Campania Umbria e Calabria, che non conosce alcuna vergogna!
Uno scenario già visto, che di fatto costituirà una difformità di trattamento con la conseguenza che in alcune regioni i lavoratori si vedranno riconosciuto il diritto al rinnovo del loro contratto ed in altre no, malgrado agli inizi di questa lunga trattativa una delle premesse dei sindacati firmatari del contratto era stata proprio quella di esigere il rinnovo uniforme su tutto il territorio nazionale…
Ai Presidenti Aiop della Campania Umbria e Calabria, cosi come a tanti altri pseudo imprenditori della sanità privata, piace fare impresa con i soldi pubblici, con i soldi dei cittadini. Ancora una volta chiedono di passare all’incasso prima di parlare del rispetto dei diritti dei loro dipendenti, un subdolo ricatto che meriterebbe altresì una punizione esemplare da parte dello Stato. Ancora una volta pretese dietro le quali nascondere la propria mancanza di volontà di mettere mano alla tasca per rinnovare il contratto ai loro lavoratori, di restituire dignità a coloro che giorno dopo giorno si prodigano con sacrificio per far si che i bilanci delle cliniche siano sempre in positivo. Va da sé che il rifiuto comprenda anche la misera elemosina di 1000 euro in due rate a fronte di 14 anni di mancato adeguamento salariale che pure era stata concordata vergognosamente con CGIL CISL e UIL (e che oggi a gran voce chiedono ai lavoratori di scendere in piazza).
È giunto ormai il momento che il Ministro della Salute e il Presidente di Conferenza Stato Regioni facciano la loro parte e intervengano perentoriamente attraverso la revoca degli accreditamenti alle case di cura finché queste non rinnoveranno il contratto ai lavoratori.
Un atto quanto mai dovuto nei confronti dei lavoratori ma utile anche a ridimensionare le pretese speculative degli imprenditori del settore.
Romina Iannuzzi
Responsabile Sanità Privata NurSind