14 settembre -
Gentile Direttore,
leggendo i quotidiani di domenica sono rimasto colpito da due articoli. Indignato, dai dati forniti dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) rappresentati su IlSole24Ore dal titolo «Ambiente, allarme mascherine: "In Mare sono più delle meduse!». In una condizione, invece, di tristezza e speranza messi insieme dall'intervista rilasciata al Corsera dal prof. Luca Richeldi.
Due tematiche che ho affrontato da tecnico da 40 anni attento alla problematica della sanità. Dalla prima sono rimasto inorridito dalla inciviltà sociale che causa una mare occupato da un siffatto genere di rifiuti che meriterebbero da parte di tutti noi una maggiore cura. La seconda l'ho invece metabolizzata da nonno.
L'intervistato, noto pneumologo dell'Irccs Gemelli e componente del CTS, ha esaltato il mio ruolo più intimo. Sono nonno di tre stupendi nipoti che rappresentano per me, come per tutti i «colleghi», il quasi tutto.
La sintesi dei cinque sensi. Mi esaltano piacevolmente l'udito solo ascoltando la loro voce che mi si avvicina e l'olfatto con il profumo che mi rimane appiccicato addosso quando vanno via. La vista solo a guardarne le movenze da bambini vivaci e la crescita quotidiana che li caratterizza. Il tatto che registro con le carezze tipiche del nonno e di quei bacetti che solo i nipoti sanno regalare. Il gusto, infine, che ti suggerisce la voglia «di mangiare» le braccine cicciotte piuttosto che le guanciotte che caratterizzano i loro primi anni di vita.
Insomma, a fronte di queste sensazioni che solo i nipoti sono capaci di regalare ai nonni, ci sarà il coronavirus a minacciare una siffatta «degustazione» senza la quale sarà difficile superare, al netto di spiacevolissime situazioni, l'autunno che arriva e l'inverno che vi succede.
Le regole della scuola che inizia lo pretendono. Le medie degli infetti che salgono repentinamente dimostrano come i figli e nipoti diventano ignari strumenti di contagio per genitori e nonni. Se quelli più grandi ne sono più consapevoli, i nipoti piccoli, quelli che frequentano le scuole primarie, ne sanno poco di come evitare i contagi nonostante terrorizzati dalle avvertenze. Viene detto loro, come giusta precauzione, di stare attenti ai contatti, di lavarsi le mani, di usare le mascherine di stare lontani dagli altri, di evitare quelle effusioni, soprattutto che mandavano i nonni nel c.d. brodo di giuggiole.
Insomma, la logica, la ragionevolezza e la prevenzione scientifica separano i nonni dai nipoti, soprattutto per tutelare i primi più disposti, per dura legge della natura, dal rischio di lasciarci la pelle.
Dura lex, sed lex! Qui si imporrà un cambiamento della quotidianità che fino ad oggi è stato poco considerato. Saranno tante le cose che modificheranno l'andamento delle solite vecchie giornate.
Quanti saranno i nonni a mancare all'appello delle uscite da scuola e quanti saranno i nonni baby-setter che hanno consentito sino ad oggi la frequenza dei genitori nelle sedi di lavoro? Ma soprattutto, quante saranno le assenze educative che peseranno sui bambini che, solitamente, registrano nella loro memoria storica gli insegnamento dei nonni, spesso i veri riferimenti che tutti abbiamo ricordato soventemente da adulti?
Al riguardo del nonno che surroga le assenze dei genitori, il prof. Richeldi offre le sue indicazioni che francamente appaiono, oltre che le solite, alquanto demoralizzanti. Lo fa tenendo conto delle cautele massime e della statistica che non da affatto conforto (ahinoi!) al rapporto nonno /nipoti.
Con la premessa che nelle mura domestiche sarà davvero difficile usare le mascherine e che le effusioni tradizionali sono da mettere ragionevolmente da parte, occorre considerare che tali quotidiani rendez vous si renderanno più difficili in considerazione dell'effetto catena che verosimilmente si genererà nella scuola. Un bambino in forse o, peggio ancora, se conclamato Covid sarà costretto all'isolamento. Con esso tutta la famiglia e la sua classe. Conseguentemente i nonni saranno così costretti ad aspettare chissà quando per ritrovarsi di fronte gli occhi dei nipoti.
Ma si sa, l'essere nonno è l'insieme della felicità di esserlo e la sofferenza di rinunciare per il bene degli altri.
Verrà comunque (presto), anche per loro, un mondo migliore!
Ettore Jorio
Università della Calabria