23 luglio -
Gentile Direttore,
in medicina il deficit prolungato di un elemento porta all’instaurarsi di una condizione definita “Carenza”, il perdurare della quale si riflette sulle funzioni dell’intero organismo, andando a compromettere lo stato di salute. Come il nostro sistema immunitario necessita di risorse essenziali per assolvere i propri compiti, il nostro SSN non è da meno.
La “paziente” Italia purtroppo è una malata cronica. Si potrebbe, con una metafora, dire che si è arrivati ad una vera e propria immunodeficienza dovuta ad un apporto sistematicamente insufficiente di vari elementi essenziali per il nostro Sistema Sanitario.
Ragionando in questi termini andiamo ad identificare, con gli occhi di un medico al secondo anno del Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale, le Carenze e gli Ambiti in cui il nostro sistema è Carente.
Certamente la prima carenza è quella di Medici di Medicina Generale e di Specialisti. Si dovrebbe parlare di “carenza” di programmazione, ma ciò cui ci siamo trovati ad assistere è una vera e propria deplezione. Sindacati, Fnomceo, Politici di tutti i colori hanno scoperto “l’imbuto formativo”. Al momento tante promesse, ma di azioni concrete (sulle cause a monte) e di risposte da parte dei ministeri preposti, al momento siamo carenti.
Carenza di organizzazione. La “Distrettocrazia” non ha retto la prova del Covid-19. E’ un dato di fatto. I MMG che si sono ammalati e sono morti aspettando DPI o anche soltanto una minima comunicazione, un minimo di coordinazione con i distretti sono l’emblema del fallimento di un sistema di governance da ripensare nelle sue basi. Abbiamo in questo ambito 2 soggetti, I Distretti ed i MMG Convenzionati. La gestione del territorio con i primi nel ruolo di protagonisti ha dato i risultati visti (quantomeno carenti!) ,forse è ora di passare la mano agli altri.
Vi sono poi vari soggetti che non si possono non definire “carenti” di qualcosa. Carente di risposte efficaci sicuramente è la Politica. I tempi per una riforma strutturale del SSN sono maturi, ma dalle iniziative sentite, proposte e viste negli ultimi 6 mesi la nostra impressione è che siamo ben lontani da una virata verso un modello di riforma delle cure primarie potenzialmente in grado di far fronte alle sfide del futuro prossimo.
Carenti di idee in merito ai problemi di cui sopra di certo non sono sigle sindacali maggioritarie ed alcune Associazioni, che tuttavia si scontrano purtroppo con una carenza di ascolto da parte degli enti. Viceversa certamente sono carenti di contatto con la nostra realtà storico-culturale nazionale e regionale altre voci che inneggiano alla dipendenza, ad idealistici sistemi “distrettocentrici” come evoluzione della medicina generale, ad una trasformazione universitaria del corso di formazione in medicina generale.
Carenti di pazienza sono i giovani medici che dopo il percorso universitario probabilmente più duro si ritrovano in un limbo, con una formazione mutilata, aspettando bandi e borse continuamente promesse ma sempre rimandate, pronti a fare le valigie per andare all’estero. Costretti ad assistere esterrefatti ad un ministro dell’Università che parla di aumentare i posti a medicina per risolvere la “carenza di medici”….
Carente di vitamine e sali minerali è, a giudicare da quanto sopra, lo stesso ministro. O almeno chi lo consiglia su questo specifico problema. Se così non fosse, si deve pensare che ci sia una precisa volontà politica volta ad ampliare una già numerosa platea di giovani precari.
Carenti di assistenza e di esami di tutti i tipi sono milioni di pazienti, un carico di lavoro pregresso inevitabile, accumulatosi a causa della quarantena ed a tutto ciò che ne è derivato. C’è un territorio che cerca di ripartire sotto la minaccia di una seconda ondata Covid e che giustamente segnala carenza di personale e mezzi. Sarebbe forse il caso di sfruttare quei 2.000 vincitori del concorso MMG 2019 che sono fermi ai nastri di partenza da 6 mesi? I corsisti degli altri anni sono già ricollocati, perché non dare la stessa possibilità a questi ragazzi di iniziare la loro formazione in un’ottica moderna di formazione-lavoro?
Carenti tutti, infine, siamo di una cosa: di tempo. Ogni malattia, se non adeguatamente diagnosticata e trattata raggiunge prima o poi un “punto di non ritorno” oltre il quale qualsiasi intervento non può che essere un mero palliativo.
Siamo ancora in tempo per immettere nel nostro sistema malato le risorse di cui necessita. Non solo soldi, ma idee. La governance del territorio deve essere ripensata. Si ascolti, nella scrittura di questa riforma, chi il territorio lo ha sempre vissuto tra ambulatorio, guardie, visite domiciliari ed è stato costretto ad adattarsi alla tempesta perfetta in pochi mesi.
I tempi di chi lo ha amministrato dagli uffici, da buon dipendente, timbrando il cartellino, dobbiamo lasciarli alle spalle.
Carmine Cecola
CFSMG Molise e Continuità Assistenziale presso ASREM