6 luglio -
Gentile Direttore,
sapevamo che la r
iforma del sistema 118 avrebbe scatenato qualche polemica e lo dimostra l’intervento
del Dottor Roberto Romano il quale contrasta un’iniziativa che, fra le altre, è chiaramente in favore della categoria degli infermieri.
Perché la contrasta? Perché non vuole che gli infermieri confermino il proprio ruolo di Infermieri con la “I” maiuscola riconosciuto professionalmente ed economicamente come tale? Perché mai afferma che non si può tener conto del parere della storica SIS118, che di fatto è una Società Scientifica concretamente “interprofessionale” ed “intercategoriale”, rappresentando per l’appunto medici, infermieri e soccorritori, di tutte le regioni d’Italia, costituita nel 1997, mentre si dovrebbe tener conto del parere contestatario della “SIIET”, di recente istituzione, che certamente non è interprofessionale?
Perché mai afferma che il Ddl intende “superare” il sistema del NUE112, quando invece si chiede di applicare la norma europea che prevede il NUE112 affiancato ai numeri di emergenza già esistenti nazionalmente, quindi in Italia il 118 per le richieste di soccorso sanitario? Perché non deve essere possibile se questo agevola e velocizza la richiesta di soccorso sanitario e la successiva risposta e quali sono i dati oggettivi che mostrano l’implementazione “con successo” in alcune aree della nazione? Perché vede con contrarietà la stabilizzazione del Sistema 118, con rafforzata dignità ed autonomia di gestione?
Denigra i modelli sanitari diversi da quello Lombardo, Toscano e Romagnolo, mentre proprio quelli che lui considera meno “illuminati e moderni” hanno dimostrato le loro capacità sanitarie anche in questa occasione dell’epidemia da CoViD-19.
Noi che stiamo in trincea vogliamo questa riforma, un primo determinante passo per la riorganizzazione di un sistema che non può esser a “macchia di leopardo” come quello attuale e che deve garantire il minimo assistenziale in tutte le parti della nostra nazione senza alcuna distinzione tra nord e sud o grandi città e zone rurali. Già tempo fa scrivemmo, visto le polemiche nate proprio col Dott. Romano e la sua società come protagonista, che non abbiamo nessuna rivalità né siamo in concorrenza con i medici. Riconosciamo che il percorso formativo è diverso, diverse sono le responsabilità, diversi i comportamenti.
Noi non vogliamo essere medici di serie “D”, ma infermieri di serie “A” che lavorano in prima fila per garantire una risposta salvavita alle persone in eminente pericolo in collaborazione con i medici e in autonomia senza creare confusione di ruoli, ponendo a servizio capacita professionali ed esperienze personali. Temiamo piuttosto che assumere ruoli di prevaricazione, ad esclusivo rischio ed a spese di noi che di fatto stiamo in trincea sul territorio, senza una adeguata e giuridicamente riconosciuta formazione possa solo servire ad apportare vantaggi a chi, stando nelle retrovie, dimostra di non conoscere le vere criticità del lavorare per strada.
Noi plaudiamo a un DDL che riconosce il ruolo di tutte le componenti del Sistema di Emergenza Territoriale, cioè di quelli che sono i veri “attori” dell’attività, e in particolare degli infermieri dell’emergenza extraospedaliera, di cui ne valorizza la funzione, ne stabilizza la posizione giuridica, ne premia l’impegno, ne inserisce componenti nell' istituendo Comitato di Dipartimento, ed altro ancora. Tutto ciò ci gratifica e siamo oltremodo felici e soddisfatti per questo grande passo riformatore, pur consapevoli che delle parti vadano precisate e emendate.
Per questo rimaniamo a disposizione della Senatrice Castellone e dei suoi colleghi parlamentari e senatori firmatari, per le eventuali migliorie al decreto. È evidente che la loro opera è concreta se sta stimolando la reazione di alcuni che, viene da pensare, intravedono nell’emergenza territoriale un settore che può offrire opportunità per vantaggi personali, alle spalle di chi, come noi, ci lavora e ne paga le conseguenze.
Marco Cossu
Infermiere membro consiglio direttivo nazionale SIS118