8 giugno -
Gentile Direttore,
in queste settimane tra le corsie dei reparti Covid-19 allestiti nelle strutture sanitarie italiane abbiamo potuto constatare come la coesistenza di molte patologie croniche in un quadro di polimorbidità (in particolare diabete,obesità, malattie cardiovascolari, IRC, BPCO, demenza), l'età avanzata dei pazienti (secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità circa il 40% con più di 70 anni) nonché la riduzione delle ingesta e/o interessamento intestinale dell’infezione da Coronavirus, siano tutti fattori associati ad un elevato rischio di malnutrizione proteico calorica con esiti clinici sfavorevoli.
Poiché per malnutrizione non si intende solo quella proteico calorica, ma anche l’incapacità a preservare una corretta composizione corporea e massa muscolare, i soggetti con obesità devono essere considerati malnutriti ed a rischio di sviluppare complicanze da Covid-19 che si traducono in un aumento della morbilità, della mortalità ed alla dimissione in un aumento della disabilità ad un peggioramento della qualità della vita.
È indispensabile, quindi, che tutti i pazienti affetti da Covid-19 vengano sottoposti a screening nutrizionali, valutazione dello stato nutrizionale ed appropriato trattamento nutrizionale al fine di ridurre efficacemente eventuali complicanze e migliorare gli esiti clinici della malattia.
Da anni come ADI, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica ci battiamo affinché la valutazione dello stato nutrizionale e la terapia nutrizionale vengano prese in considerazione in maniera seria e affrontate omogeneamente sul territorio dal Sistema Sanitario Nazionale. Nel 2015, anno di Expo a Milano, con il Manifesto delle Criticità in Nutrizione Clinica e Preventiva. Le prime dieci sfide italiane (2015-2018) mettevamo in evidenza le principali problematiche legate al tema dell’alimentazione tra cui anche la malnutrizione proteico calorica, i disturbi del comportamento alimentare, la nutrizione artificiale. Aspetti che in passato sono stati trascurati a livello sanitario provocando dei danni irrecuperabili, ma che oggi in piena pandemia globale non possono più essere sottovalutati e o presi in esame solo quando l’emergenza è al collasso.
Lo scorso anno a Matera, capitale europea della cultura 2019, ADI e il network dell’Obesity Day hanno gettare le basi della prima Carta dei Diritti e dei Doveri della persona obesa, firmata l’8 ottobre alla Camera dei Deputati dalle principali società scientifiche nazionali che si occupano di Obesità e Nutrizione per tutelare e responsabilizzare la persona con obesità. In tale occasione è stata presentata una mozione parlamentare per riconoscere l’obesità come malattia cronica dagli elevati costi economici e sociali e chiedere una definizione del ruolo degli specialisti che si occupano di tale patologia, delle prestazioni di prevenzione e cura e delle modalità di rimborso delle cure.
Un passo davvero importante per le persone obese, ma non ancora abbastanza anche perché in queste settimane abbiamo potuto vedere ancora una volta come a pagare il prezzo più alto siano proprio i pazienti con malattie croniche non trasmissibili (diabete, ipertensione arteriosa, obesità, malattie cardiovascolari) nei quali l’alimentazione rappresenta un fattore di rischio modificabile per la loro insorgenza. E sappiamo bene che le malattie croniche non trasmissibili, secondo il rapporto 2013 dell’OMS, hanno maggiore impatto sulle popolazioni a basso e medio reddito. La Conferenza Stato-Regioni sulle criticità nutrizionali già nel novembre 2016 sottolineava come la nutrizione clinica e preventiva debba essere considerata parte importante delle prestazioni a carico del SSN; nonostante ciò, ancora oggi vi è una disomogeneità territoriale importante nei riguardi dell’ assistenza nutrizionale non solo all’interno degli ospedali, ma anche a livello territoriale e domiciliare.
Il Consiglio di Presidenza ADI, nelle scorse settimane, ha predisposto un questionario che intende evidenziare il ruolo che la nutrizione clinica ha realmente assunto in corso di pandemia da COVID-19. La survey, inviata a tutti i nostri soci, vuole far emergere le problematiche riscontrate in questi mesi di emergenza al fine di poter elaborare nuove proposte che portino a salvare milioni di vite attraverso la riduzione dei fattori di rischio, la diagnosi precoce e le cure tempestive delle patologie legate alla nutrizione.
Oggi che possiamo iniziare a guardare al futuro con un certo margine di serenità, con un bagaglio professionale arricchito da errori e da tragedie, con la consapevolezza che la Sanità debba prevenire prima che curare, evitare frammentazioni nell’erogazione dell’assistenza, recuperare la sua priorità assoluta, ovvero la tutela della salute della persona e la soddisfazione dei pazienti, dobbiamo più che mai affermare e consolidare il ruolo della Dietetica e della Nutrizione Clinica come elemento imprescindibile nella complicata gestione della sanità.
Consiglio nazionale di Presidenza ADI, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica