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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Lettere al Direttore

Fisioterapia, in Italia formazione non al passo coi tempi

di Diego Poddighe
30 maggio - Gentile direttore,
durante ed in seguito all'emergenza COVID-19 molti pazienti e i loro famigliari avranno scoperto che dopo essere sopravvissuti ad un male terribile, bisogna ricominciare a vivere. E non è facile dopo settimane di allettamento e cure gravose.
I fisioterapisti, da professionisti della riabilitazione quali sono, hanno avuto e continuano ad avere un ruolo fondamentale nella rieducazione di questi pazienti.
 
Credo fermamente che ciascun fisioterapista abbia dato e stia dando il massimo contributo e si sia così dimostrato all'altezza di una situazione gravissima.
 
Tuttavia, questa crisi mi ha fatto ulteriormente riflettere su come tutti quei fisioterapisti abbiano raggiunto ciascuno il loro livello di competenza.
Da fisioterapista che ha completato con successo la formazione offerta nell'ambito accademico italiano, posso immaginare quanto ognuno di loro abbia faticato per raggiungere una tale confidenza, sicurezza di sé, esperienza sul campo, certezza delle proprie azioni. Sono tutte caratteristiche che vengono sviluppate con il tempo e, a volte, con poche e fragili basi.
 
La brillantezza e preparazione di tutti i fisioterapisti italiani dipende dalla loro forza di volontà e non di certo da una laurea triennale.
Ritengo che la formazione in fisioterapia e riabilitazione che attualmente viene offerta nelle università italiane sia obsoleta, rischiando di trasformarsi nel fanalino di coda d’Europa.
 
Ho sempre pensato che tre anni di formazione non siano sufficienti per formare in modo completo un professionista sanitario complesso come il fisioterapista.
 
Le funzioni e competenze del fisioterapista hanno subito un drastico sviluppo negli ultimi 15 anni, tanto che molti brillanti fisioterapisti sono diventati ricercatori impegnati ad approfondire la nostra conoscenza di appropriati metodi di valutazione, trattamento ed educazione del paziente.
Un simile sviluppo necessita di un’adeguata formazione.
Credo fermamente che sia ora di introdurre una magistrale clinica/specialistica, lasciando la possibilità allo studente laureato triennale di scegliere quale specializzazione riabilitativa intraprendere (ambiti: neurologico, disordini interni, pediatrico, disordini muscolo-scheletrici, sportivo).
 
Questa sarà la chiave per migliorare la qualità della formazione in riabilitazione e per fornire solide basi anche a coloro che vogliano imboccare la strada della ricerca. Un fisioterapista specializzato, come avviene per le diverse specializzazioni in medicina, sarà più competente in ambito clinico e scientifico.
 
Oggi in Italia esiste una laurea magistrale in “scienze delle professioni sanitarie della prevenzione”, la quale è poco spendibile a livello clinico, non aggiungendo nulla alle competenze sanitarie del fisioterapista (che credo siano più rilevanti di quelle manageriali).
 
Le mie non vogliono essere critiche distruttive, bensì costruttive. Al momento sono un laureando magistrale in riabilitazione dei disordini interni alla Katholieke Universiteit Leuven (Belgio). Negli ultimi due anni e mezzo di formazione mi sono sempre più convinto che una magistrale specialistica possa concretamente fare la differenza in termini di competenza scientifica, di ricerca e di approccio clinico al paziente, inevitabilmente carenti dopo solo tre anni di formazione.
 
Spesso un neolaureato triennale, come lo sono stato io, finisce per trovarsi spaesato, imparando a costruire la propria identità di fisioterapista “cominciando a lavorare”. L’esperienza clinica lavorativa è un tassello fondamentale nella crescita di qualunque professionista, ma non dovrebbe aumentare la consapevolezza che gli strumenti ricevuti a livello universitario non siano sufficienti.
 
Già nel 2016 l’associazione italiana fisioterapisti (AIFI) e altre società scientifiche fisioterapiche avevano dichiarato su questa testata che la durata e qualità della formazione in fisioterapia fosse insufficiente, sostenendo l’istituzione di una magistrale a ciclo unico. Probabilmente le loro richieste sono state ostacolate da resistenze a livello politico-istituzionale.
Io, da studente, conosco molto bene la formazione che mi è stata offerta ed ancora più fermamente sostengo che sia giunto il momento di strutturare una formazione universitaria seria, al passo con i tempi e all'altezza delle nuove conoscenze scientifiche in fisioterapia e riabilitazione.
 
Diego Poddighe
Laureando magistrale in riabilitazione dei disordini interni
 
30 maggio 2020
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