22 maggio -
Gentile Direttore,
pensavamo che dopo il passaggio al Senato i tempi fossero ormai maturi perché qualcuno si accorgesse della centralità del personale medico e sanitario e sinceramente, dopo le lodi gli applausi e le melense manifestazioni di affetto, pensavamo che l’altro ramo del Parlamento lasciasse immutata la prima lettura e invece...la piccola grande beffa dell’abolizione dell’art 7, che vera novità, della legge obbligava il datore di lavoro a costituirsi parte civile ovvero a stare vicino alla vittima sostenendone le proprie ragioni in merito e sostanza.
Ci hanno di nuovo lasciati soli, ci troveremo soli nelle aule di tribunale a difenderci per qualcosa avvenuta mentre facevamo GLI EROI ma a quanto pare “passata la festa gabbato lo Santo”.
Certo l’inasprimento delle pene, l’osservatorio sono una risposta importante ma la vera rivoluzione culturale di questa legge è stata cassata, si torna indietro ovvero si rimane fermi ad un concetto antiquato dove la vera ricchezza del sistema sanitario nazionale ovvero la preziosa Risorsa Umana è considerata un semplice dipendente che come professionista è responsabile del proprio “prezioso”, dipende dai momenti vedi pandemia, operato ma lasciato solo come se fosse estraneo al sistema stesso in caso di aggressione e violenza.
Siamo delusi ed amareggiati, ancora una volta una evoluzione parziale ed antiquata, dove forse la sterile logica ragionieristica ha trionfato, la nostra speranza adesso rimane il ritorno in terza lettura che ripristini questa scellerata scelta, sarebbe più importante di un applauso e di qualche euro in più in busta paga e potrebbe essere l’inizio di un cambiamento culturale dove medici e sanitari siano considerati strategici e vera ricchezza del sistema sanitario nazionale.
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici