11 maggio -
Gentile direttore,
si è parlato spesso in questi mesi dall’inizio della pandemia di Coronavirus in Italia, dei Professionisti Sanitari coinvolti nell’emergenza. Tra questi, i Tecnici di Radiologia sono una delle figure maggiormente esposte al rischio biologico. Il contagio da Covid 19 può avvenire principalmente nell’effettuare radiografie del torace e TAC, o trattamenti di Radioterapia e Procedure Angiografiche e di Emodinamica.
Il Tecnico di Radiologia indossa sempre dispositivi di protezione individuale di II e III livello (D. Lgs n. 475/1992) in quanto i pazienti che accedono in Ospedale possono essere portatori non sintomatici del virus oppure casi accertati. Vi è inoltre la possibilità di essere a propria volta un veicolo del virus per i pazienti. In una situazione come quella attuale, tutto il personale sanitario si è trovato a lavorare in un contesto di alto rischio infettivo.
Con riferimento in particolare alla figura del Tecnico di Radiologia, ciò che è emerso è la scarsa preparazione di quest’ultima sulla prevenzione e contenimento del “rischio biologico”. In particolare, si è potuto osservare la mancata conoscenza dei dispositivi di protezione individuale (classificazione, tipologia e matrice di assegnazione), dei percorsi pulito/sporco e le relative zone filtro, delle corrette procedure per lo smaltimento dei rifiuti e dei protocolli più idonei per l’effettuazione degli esami radiologici.
Questa, che può essere definita in un certo senso come una mancanza di consapevolezza del rischio infettivo, è imputabile in parte alla non attuazione di quanto previsto dal Piano Pandemico Nazionale (2006) da parte degli Ospedali, alle prese con ritardi e problemi strutturali e in parte alla scarse conoscenza in materia di Igiene e Medicina Preventiva di tale figura professionale proveniente già dal Corso di Studi.
Il Piano Pandemico Nazionale per contrastare una pandemia influenzale prevede infatti un’adeguata formazione per il personale Sanitario con dei precisi obiettivi:
• Preparare un programma di formazione ad hoc per ogni gruppo target
• Individuare figure con specifiche competenze didattiche
• Prevedere un’attività formativa a cascata dal livello regionale a quello locale.
Aziende Ospedaliere e Asl a prescindere dallo stato di emergenza, periodicamente dovrebbero provvedere alla formazione del personale per acquisire la capacità di lavorare in un contesto di alto rischio biologico, definendo obiettivi di apprendimento chiari e test pratici. Fondamentali, ad esempio, sono gli esempi pratici di corretto utilizzo dei DPI, la loro manutenzione, pulizia e controllo.
Allo stesso modo è importante la conoscenza delle misure di distruzione e inattivazione dei microorganismi patogeni e le tecniche utilizzate. Infine appare necessario che vi sia anche un intervento sui Piani di Studio Universitari di tutte le Professioni Sanitarie per approfondire i concetti fondamentali di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica al fine di contenere i rischi per la salute degli Operatori e dei Pazienti.
Paola Di Chiara
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica
Azienda Ospedaliera Ruggi d'Aragona di Salerno