8 maggio -
Gentile Direttore,
in sede di conversione del c.d. “decreto legge Cura Italia” la Camera ed il Senato, con due distinti ordini del giorno, approvati e fatti propri dal Governo, hanno chiesto “che le scienze psicologiche e la professione, in particolare i settori che si occupano di psicologia sociale, di comunità, della salute e del lavoro oltre che di clinica, debbano essere messe in campo per sviluppare letture, strategie ed azioni di prevenzione, promozione e sostegno, al fine di definire un programma pubblico, coerente e articolato che preveda l’attivazione di strategie ed azioni puntuali - collettive, di gruppo ed individuali - di prevenzione, promozione delle risorse e sostegno psicologico., privilegiando i contesti della salute (strutture e servizi sanitari, cure primarie), sociali (scuola, servizi sociali, welfare), del lavoro (organizzazioni e contesti lavorativi)”.
Credo che la posizione del Parlamento sia esemplare e coglie in pieno i bisogni del Paese in questa fase ed il tipo di risposte necessarie in campo psicosociale. Ora è necessario che il Governo e le Regioni facciano la loro parte (e per questo il CNOP ha scritto al Ministro Speranza e al Presidente Bonaccini), perché la risposta che serve è articolata e strutturale e richiede sia strategie collettive di prevenzione e promozione delle risorse che risposte individuali di ascolto e sostegno psicologico.
I dati del numero verde del Ministero della Salute ci consegnano la punta dell’iceberg del disagio. Questa importante iniziativa, come altre, ha colto l’emergenza e sta contribuendo ad una prima risposta, che il pubblico – con i sui appena 6mila psicologi per 60 milioni di cittadini – non era assolutamente in grado di dare.
Quando la casa brucia si getta sul fuoco tutto quello che può servire per spegnere l’incendio. Però, come dice giustamente il Parlamento, le scienze psicologiche e le diverse competenze della professione devono essere messe a sistema. E occorre farlo senza confusioni strumentali tra ambiti psicologici, psichiatrici e di “salute mentale”. I problemi psicosociali non possono avere una risposta solo nel Servizio Sanitario (pensiamo alla scuola, al mondo del lavoro, ai servizi sociali, ecc.) e, nell’ambito del Servizio Sanitario, solo nei Centri di Salute Mentale. Nel SSN, come prevedono i Livelli Essenziali di Assistenza, ci sono molti servizi dove operano o dovrebbero operare gli Psicologi (materno-infantili, consultori, distretti, cure primarie, assistenza domiciliare, rete malattie croniche, ospedali, ecc.).
Pretendere di ricondurre il disagio psicosociale diffuso solo o soprattutto all’interno dei Centri di Salute Mentale appare francamente una operazione di retroguardia e irrealistica, che rischia di etichettare forme diffuse di malessere che non vanno patologizzate. Peraltro tutte le Linee Guida internazionali in materia vanno in questa direzione. Una cosa è fare rete, e questo è fondamentale a tutti i livelli – tra servizi, tra professioni e tra contesti - altra cosa è rivendicare esclusive come si legge in alcuni documenti.
Il mio augurio e il mio obiettivo è che le competenze psicologiche vengano reclutate e ben utilizzate, perché questo serve agli italiani, che su questo hanno le idee chiare (8 cittadini su 10 ritengono fondamentale questa figura per la ripresa, sia a livello individuale che collettivo). Per fare questo occorre andare oltre la fase della solidarietà e mettere in campo un piano – non solo in ambito sanitario – in grado di ottimizzare costi e benefici.
David Lazzari
Presidente CNOP