4 maggio -
Gentile Direttore,
dopo molte settimane e troppe dolorose perdite, l’Italia si apre a quella che viene definita come la ‘fase di convivenza con il virus’. Un virus che ho provato sulla mia pelle, come primo parlamentare contagiato, e che è davvero molto duro da affrontare. Ogni mattina ci si alza con il fiato un po’ più corto, riuscire a respirare a pieni polmoni è sempre più difficile, il senso di spossatezza cresce costantemente.
Ebbene, convivere con il virus significa certamente assumere tutte le doverose precauzioni che abbiamo imparato a conoscere, significa anche proseguire con il distanziamento sociale, implementare lo screening sulla popolazione e intervenire tempestivamente per circoscrivere eventuali nuovi focolai. Ma vuol dire anche mettere in campo tutte le strategie di cura che oggi abbiamo a disposizione. Rilevo con rammarico che questo non sempre avviene.
Mi riferisco, in particolare, a una pratica medica che mi ha aiutato molto nel superare il Covid-19: l’ossigeno ozono terapia. Nelle ultime settimane c’è stato un ampio dibattito sull’utilità di questo percorso terapeutico nella lotta al virus, ma le molti voci che si sono alzate chiedendo il maggiore ricorso alla terapia non hanno ancora trovato risposte concrete da parte dei referenti istituzionali. Così ad oggi sono ancora troppo poche le strutture sanitarie che ricorrono a questa pratica, sempre seguendo i protocolli della SIOOT, la Società Italiana di Ossigeno Ozono Terapia guidata dal professor Marianno Franzini.
Eppure i risultati dell’ultimo
report della Sioot, dello scorso 24 aprile, riferito a 73 pazienti trattati con ossigeno ozono terapia sono più che incoraggianti e indicano una tendenza chiara: l’ossigeno ozono terapia è indicata principalmente nei pazienti con i primi sintomi e comunque prima dell’intubazione. E’ dunque lecito prevedere che un intervento a domicilio potrebbe davvero limitare l’insorgere delle complicazioni del virus e contribuire, così, ad alleggerire ancora di più il carico sulle nostre strutture sanitarie.
Ecco perché a brevissimo chiederò di approfondire questo argomento nel dibattito della XII Commissione alla Camera dei Deputati, al fine di inserire nei LEA questa terapia che può offrire all'Italia un'arma in più per sconfiggere un nemico che non vediamo e che, proprio per questo, è ancor più pericoloso.
On. Claudio Pedrazzini
Deputato di Cambiamo con Toti