25 febbraio -
Gentile Direttore,
la sanità in Calabria, è allo sbando. Sorvolando sulla scarsa, me ne rendo assolutamente conto, originalità dell’affermazione, mi passi qualche considerazione sulle responsabilità di questo disastro che non poche ricadute negative ha sui cittadini, sulla loro incolumità, sulla tutela della salute in genere, sulla sicurezza e, non ultimo, sui costi di gestione della cosa pubblica. Tutte variabili, per inciso, strettamente interconnesse tra loro.
Scontato addossare le responsabilità ai politici calabresi. Per oltre un decennio costoro, infatti, sono stati incapaci di governare un sistema che invece, in altre regioni, politici evidentemente in grado di coniugare in qualche modo interessi pubblici e personali, anche circondandosi, magari, di tecnici competenti, sono stati in grado di fare.
Già nel 2010 con il DPGR 18 era stata tracciata la rotta, forse lacrime a sangue come si era soliti dire a quei tempi, per recuperare preziose risorse ed efficientare il sistema sanitario calabrese. Ma nessuno, da allora ad oggi, ha avuto il coraggio, politico, di seguire quella via, probabilmente l’unica percorribile, ma non scevra da rischi elettorali.
E così ci ritroviamo ancora oggi con ospedali, dalla dubbia valenza strategica, sparsi qua e là per la Calabria, non solo inutili, ma addirittura pericolosi.Strutture fantasma che non è possibile, ci dicono, causa mancanza di risorse, siano rese performanti.
E vogliamo credere sia realmente così altrimenti dovremmo denunciare un atteggiamento politico omissivo, criminale o entrambi dato che, in dieci anni, la loro condizione non solo non è migliorata di un solo millimetro ma, anzi, ha raggiunto livelli organizzativi, amministrativi e clinici tali che, se non si mancasse di rispetto agli utenti, data la delicatezza dell’argomento, non esiterei a definire tragicomici.
Una situazione espressione di un coacervo di interessi personali, elettorali, economici e di malaffare che ha letteralmente fatto implodere la sanità calabrese alimentando la migrazione degli utenti verso altri lidi, alla ricerca di un’efficace risposta alla loro domanda di salute.
Fin qui il capro espiatorio ufficiale. L’innegabile primo attore, quello cattivo. Ma la politica è realmente, ancorché la principale, l’unica responsabile?
È vero che la gestione della sanità in Calabria in questi anni è stata affidata, ai vari livelli, a uomini che hanno mostrato tutti, salvo poche eccezioni, i loro limiti manageriali. Ed è anche vero che tutti noi abbiamo avuto la netta sensazione che la Calabria in questi anni sia stata e (continui ad esserlo), sempre ai vari livelli, terra di conquista. Ma un minimo di autocritica, per onestà intellettuale, dobbiamo pur farcela anche noi, Dirigenti Sanitari del Sistema pubblico.
Abbiamo lasciato infatti, che tutti i Management, dai ruoli regionali a quelli aziendali, procedessero autarchicamente, senza imporre loro le consultazioni che il legislatore ha disposto quali strumenti di confronto, clinico, organizzativo e normativo.
Sarebbe interessante conoscere, ad esempio, quante decisioni siano state prese, in questi dieci anni, dai vari Direttori Generali/Commissari Straordinari delle Aziende Sanitarie/Ospedaliere della Calabria dopo aver recepito il parere, come recita la norma (D. Lgs. 502/1992) obbligatorio ancorché non vincolante dei loro Consigli dei Sanitari.
Ed ancora, quante decisioni siano state prese saltando, a pié pari, il sistema delle relazioni sindacali. Decisioni delle quali qualcuno sta già rispondendo a questa Organizzazione Sindacale davanti al Giudice del Lavoro, e qualcun altro a breve lo seguirà, a causa delle ricadute negative che certi provvedimenti presi, privi del benché minimo confronto, riverberano sulla qualità dell’assistenza ai pazienti e sul benessere organizzativo dei dipendenti.
Certo, finora, fagocitati dal senso di responsabilità, da un sempre maggior impegno richiesto per compensare la carenza di personale, e da una minima, residuale, fiducia negli organi gestionali, i medici ed il personale sanitario tutto, sono rimasti concentrati sulla sola assistenza.
Rinunciando però a quel ruolo di attori protagonisti della clinical governance che solo chi vive quotidianamente la prima linea è in grado promuovere.
E così durante tutti questi anni hanno assistito, impotenti, al degrado lento ed inesorabile della nostra sanità regionale, espressione della manifesta incapacità di far fronte alle criticità fin qui mostrata nell’azione di governo della stessa, da parte di chiunque si sia ad essa avvicendato.
È giunto però il momento, visti i risultati ad oggi ottenuti, che gli operatori del settore sanitario comincino a far sentire vigorosamente la propria voce a tutti i livelli, amministrativi e gestionali, questi ultimi fin troppo spesso rimasti sordi alle proposte di collaborazione, mettendo così a disposizione le proprie competenze, nell’interesse proprio e della collettività.
Dr. Domenico Minniti
Presidente AAROI-EMAC sez. Calabria
Associazione Medici Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza ed Area Critica