3 agosto -
Gentile Direttore,
la
lettera del Dr. Curreli rappresentante sindacale è interessante seppur intempestiva. Intanto denota un insofferenza, e il perentorio invito al silenzio, denuncia la deriva di prepotenza e insofferenza verso chi ha un pensiero differente, termometro di questo momento, a cui il collega si sta rapidamente adeguando, forse per necessità di allinearsi con i nuovi tempi e la nuova politica, in cui più che la competenza sembra contare appartenenza. Si sa che la coerenza può variare nel tempo.
La lettera è interessante, perché alla fine l’urgenza di una decisione in Sardegna, non è stata digerita, nonostante la quantità di dati messi a disposizione:
1) la Sardegna pur regione a statuto speciale, presentava nel 2014 una situazione di disavanzo e rischio di un piano di rientro con rischio di commissariamento del governo, che avrebbe avuto conseguenze molto più severe nell’organizzazione ospedaliera. Sardegna che al 2017 aveva un incidenza di costi per il personale del 36% del Fondo sanitario, contro il 30% di media in Italia.
2) La Sardegna aveva gli indici di utilizzo ospedale che mettevano la regione ultima in Italia per indice di case-mix( bassa media complessità ricoveri) e per tempi degenza superiori alla media
3) nessuna programmazione dei posti letto ospedalieri, con un eccesso di posti letto per acuti, con indici di utilizzo, che stimavano circa 20000 ricoveri inappropriati; nessuna programmazione dei posti letto della lungo degenza.
Questi dati per il Dr Curreli non erano dati significativi, così come non erano significativi i dati sulle spese dei farmaci ospedalieri, con reparti i piccoli ospedali che avevano costi totalmente fuori controllo al di fuori della media regionale; il solo chiedere ragione nell’ottica del controllo di gestione rappresentava evidentemente lesa maestà, così come chiedere perché la Sardegna sia ultima regione per utilizzo di farmaci biosimilari. Non credo che le regioni più virtuose nell’utilizzo dei biosimilari curino peggio i loro cittadini.
Il fatto però sorprendente, neanche tanto nascosto, è che dica chiaramente che i piccoli ospedali dovessero e debbano essere chiusi, di fatto, ignorando la volontà del consiglio. E libero di pensarlo e affermarlo, ma non è libero di non aver fatto niente per favorire forme di collaborazione clinica tra colleghi di uno stesso ospedale o di un ospedale vicino.
È meglio continuare denunciare le difficoltà di un periodo di cambiamento, di eccesso di burocrazia, di una catena di comando ancora non definita, quasi inevitabili quando si propone un cambiamento necessario, quando si mettono in discussione abitudini e status-quo, quando si cerca di mettere in ordine il sistema degli acquisti, in cui la voce di Curreli era afona! Tutti cambiamenti, comportano errori, ma tutti gli atti pianificazione sanitaria sono stati basati su dati reali e solidi, così come si era consapevoli di resistenze al cambiamento, di cui Curreli è un testimonial, di chi preferiva non cambiare, perché avrebbe avuto argomenti per parlare, perché altrimenti non ci sarebbe giustificazione al proprio ruolo.
Stia tranquillo il Dottore continuerò a difendere in tutti i luoghi e in tutti gli spazi il mio operato come assessore, perché il mio operato cercava di attuare la volontà del consiglio regionale, e non soddisfare il mio ego.
Luigi Arru
Medico Ospedaliero, Ex Assessore Sanità della Regione Sardegna