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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Lettere al Direttore

Lo sgombero del centro migranti e il silenzio dell’Omceo Bologna

di Giuseppe Gristina
13 giugno - Gentile Direttore,
stando alle cronache, per disposizione del Viminale, ieri è stato chiuso a Bologna il centro hub di via Mattei dove erano ospitati circa 180 migranti. Tra questi, molti avevano già intrapreso percorsi di inserimento, più di 10 sono minori, molte sono donne.

Ma, ciò che qui più interessa, tra quei 180 vi sono anche numerose persone malate che ora non avranno più i necessari riferimenti per quanto utile al loro sostentamento, ma soprattutto al prosieguo dei trattamenti in corso.

Il Presidente Anelli ha recentemente affermato: “… La salute e il benessere dei migranti devono necessariamente procedere di pari passo con la salute e il benessere della comunità ospitante. La cultura dell’accoglienza non è un fatto ideologico, ma una questione deontologica, oltreché di sanità pubblica. Promuoverla, anche attraverso la formazione, ci permette di garantire a tutti quel diritto alla salute che, ricordiamolo, non è un diritto di cittadinanza, ma un diritto di umanità, che ci spetta in quanto persone …”.

In occasione della Giornata della Memoria, sempre il Presidente aveva ricordato ai medici: “… le politiche per la sicurezza dei cittadini sono giuste e sacrosante,  così come quelle volte a combattere chi lucra sulla disperazione … così come necessarie e urgenti sono politiche che, a livello europeo, regolino l’accoglienza ai migranti. Queste politiche, però, non possono non tener conto di quei principi di umanità, di dignità e libertà che riconoscono l’altro come persona ...”

Come sappiamo sono in corso gli Stati Generali della Medicina e si è discusso, e ancora si discuterà, sulla necessità di rinnovare il ruolo medico anche attraverso un radicale ripensamento della deontologia.

Uno strenuo difensore di questa idea, il Prof. Cavicchi, a pag. 136 di un suo scritto recente afferma: “… La disobbedienza vale come obie­zione morale, volta a salvaguardare la propria pro­fessionalità e la coerenza nei confronti della propria deontologia …”

Ecco, ci sarebbe piaciuto allora sentire la voce, altre volte stentorea, dell’Ordine di Bologna riguardo allo sgombero di via Mattei, proprio per difendere quel valore definito “… più sacro per una deontologia, vale a dire l’autonomia del­l’Ordine nei confronti di altre istituzioni … ” (sempre I. Cavicchi nello stesso scritto già citato prima ma a pag. 123).

In alternativa, per dirla con un noto bolognese di adozione, “soffia il libeccio di una domanda, punge il rovaio di un dubbio eterno”: fossimo più pedissequamente di fronte ad una riedizione dell’antico vizio degli italiani? cambiare perché nulla cambi – in questo caso, come dice Antonio Panti, usare la deontologia non per rinnovare ma per tornare a rifugiarsi nell’utopia passato?   
 
Giuseppe Gristina
Medico, anestesista rianimatore
13 giugno 2019
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