24 aprile -
Gentile direttore,
come ben sappiamo è passato circa un anno dal D.M. che attuava quanto annunciato dalla legge n.3 del 11 Gennaio 2018 che ha segnato dal punto di vista istituzionale un profondo cambiamento in ambito sanitario. Suddetta legge, benché abbia un’accezione ben più ampia, è identificata da molti come la legge della riforma ordinistica tra i professionisti sanitari.
Trenta professioni sanitarie all’art. 1, capo delle professioni sanitarie, vengono organizzate in ordini con la costituzione degli Ordini dei medici-chirurghi e degli odontoiatri, dei veterinari, dei farmacisti, dei biologi, dei fisici, dei chimici, delle professioni infermieristiche, della professione di ostetrica e dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione con piena accettazione del superamento della condizione “ancillare” che aveva invece caratterizzato le professioni sanitarie, per negazione, non mediche dal T.U.L.S. approvato con regio decreto 27-07-1934 sino alla legge 42/99.
Sul ruolino di marcia è bene dire che il decreto Lorenzin è di molto in ritardo se consideriamo quanto veniva sancito dalla legge 43/2006 Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali con particolare riferimento all’art. 3 di suddetta legge : pertanto suscita sicuramente enorme stupore notare come il recepimento della costituzione degli albi professionali venga visto come un fulmine a ciel sereno da parte delle professioni che fino a quel momento erano organizzate in modelli rappresentativi di solo tipo associativo, in quanto sottolinea la poca consapevolezza di una buona fetta di lavoratori della normativa che ci disciplina.
Dal punto di vista organizzativo, con riferimento alle professioni di cui all’art 1 della legge. 251/2000, se da una parte ben poco è cambiato per le professioni infermieristiche ed ostetriche i cui rispettivi ex collegi professionali sono oggi diventati ordini professionali e per gli assistenti sanitari transitati degli ex collegi degli infermieri all’ordine dei TSRM-PSTRP, lo stesso non si può dire per le restanti professionalità.
Gli ex collegi dei TSRM vengono investiti dell’enorme e difficoltoso impegno di riorganizzare istituzioni che dal punto di vista numerico fino a quel momento erano ben lontane dai numeri previsti oggi dal maxi-ordine soprattutto una volta giunti a pieno regime. Il calderone del maxi ordine dei TSRM-PSTRP brucia è a farne le spese sono i consigli direttivi degli ordini provinciali di tutta Italia che si trovano a gestire una situazione tutt’altro che facile: le pagine dei social pullulano di critiche che non solo alimentano e denotano una profonda disinformazione ma al contempo rivelano la non consapevolezza che gli attuali consigli direttivi si stanno facendo carico del lavoro di 19 commissioni d’albo ancora assenti per la mancata pubblicazione dei tanto attesi decreti attuativi.
Banale quindi tradurre le problematiche in pretesa di soluzione a causa del pagamento di una tassa d’iscrizione, saggio immedesimarsi e interrogarsi sul perché delle problematiche al fine di rendersi conto che il numero e la complessità delle cose a cui pensare è stato tale da determinare un carico di lavoro sovradimensionato rispetto alle risorse strutturali e umane inizialmente disponibili.
Pertanto per quanto le modalità costitutive di questo nuovo organo possano essere discutibili (tanto si è detto a proposito) prima di gridare al fallimento occorrerebbe quantomeno attendere che si realizzi il modello previsto con la consapevolezza che quello che abbiamo oggi è solo un lontano parente di ciò che sarà.
“L’ordine che sarà” può rappresentare un importante strumento per la crescita delle professioni: programmi di formazione continua, upgrade di categoria, figure specializzate, trasversalità e interdisciplinarietà, percorsi formativi post base realmente spendibili devono essere il monito da inseguire in ambiti operativi ad alto carico intellettuale e l’ordine deve essere visto come organo di supporto e coordinamento.
Pertanto se questo è il modello consegnatoci sarebbe il caso di provare a dargli un’opportunità, deve essere vista come l’occasione giusta per favorire l’integrazione professionale iniziando con l’offrire supporto e partecipazione a tutti i TSRM che attualmente sono all’interno dei consigli direttivi in capo a ciascun ordine perché in fondo siamo tutti sulla stessa barca e non può esistere progettualità senza spirito di gruppo. Perciò leggendo tra le righe il collega fisioterapista
Mauro Gugliucciello adesso bisogna (imparare a) fare i professionisti, bisogna imparare a coesistere, a comprendere e andare incontro ai bisogni trasversali, perché le difficoltà sono la normale conseguenza di una famiglia che si allarga e solo se comprendiamo questo possiamo iniziare a guardare con lungimiranza all’ordine che sarà la casa del professionista della salute.
Dott. TSRM Antonio Attanasio
AOU di Cagliari
Vicepresidente dell’ordine TSRM-PSTRP di Cagliari-Oristano
Specialista TSRM in amministrazione di sistemi informativi in ambito sanitario