4 gennaio -
Gentile Direttore,
ho letto con molto interesse
questo articolo presente sul suo giornale in cui si plaude alla iniziativa del governo in merito alla possibilità di deroga per l’iscrizione al neonato Ordine multi Albo di ben 17 professioni sanitarie in maniera da poter parlare con cognizione di causa e ho fatto altrettanto con l’emendamento tanto discusso.
Che ci siano casi di lavoratori dipendenti da tenere in considerazione era abbastanza chiaro ed evidenziato da più parti e
dallo stesso dal Dr Alessandro Beux Presidente FNO TSRM PSTRP. Da qui però, ad un provvedimento così improvvisato e pasticciato ce ne passa.
Anche perché non dovrebbe meravigliare più di tanto nessuno se si dovessero, analizzando, carte, documenti e titoli pregressi, evidenziare situazioni in cui qualcuno, nei fatti sia sprovvisto di reali titoli abilitanti. Non sarebbe il primo caso. Come, purtroppo, accede in altre professioni sanitarie, Odontoiatri e Medici su tutti. E non risulta, tra l’altro, che quando siano emersi, ed è dalle cronache facilmente documentabile, casi di falsi “medici” che lavoravano regolarmente da 20 o 30 anni nelle strutture del SSN, in ospedali, senza specializzazione o addirittura senza laurea gli sia stata assegnata per “usucapione” o siano stati inseriti in “elenchi speciali”. Anzi. Per cui solo l’idea di avere previsto delle maglie così “larghe” è abbastanza preoccupante per i cittadini e i pazienti prima di tutto.
Tra l’altro, sempre evidenziato in
un altro vostro articolo, probabilmente forse bastava applicare le norme già in essere per deroghe e quant’altro.
C’è da ribadire un concetto fondamentale. E mi permetto di farlo da cristiano cattolico. Probabilmente ci sarà, tra le figure create negli anni da regolamenti regionali discutibili, chi, molti o pochi che siano, non avrà i requisiti minimi necessari per entrare nel neonato Ordine. Ci sarebbe da fare in merito una riflessione più articolata e forse quasi filosofica. L’articolo che cito parla di emergenza lavorativa per migliaia di persone. Ebbene, qui non si tratta di “togliere il pane” a nessuno. Bisogna forse fare un attimo chiarezza. Le norme (e le sentenze spesso contraddittorie quanto alcune norme) che sono citate esistono ma ci sarebbe da chiedersi perché sono il baluardo (di moltissimi anche se non di tutti) di alcuni ancora oggi?
Sarà che purtroppo, troppo spesso, nel nostro paese si cercano vie alternative quando non è possibile percorrere l’unica strada praticabile?
Ci sarebbe da chiedersi, con tutto il rispetto umano del caso, se coloro che hanno scelto negli ultimi 19 anni percorsi di studio “paralleli” lo hanno fatto come prima scelta. Perché a mente fredda e con raziocinio, credo nessuno, potendo scegliere (idealmente), si sarebbe mai iscritto ad una scuola privata che limita fortemente l’autonomia, le conoscenze e le competenze tecniche invece di accedere ad un percorso che li possa rendere professionisti autonomi, laureati e competenti che, tra l’altro, tiene conto oltre che della qualità e bontà della formazione accademica anche della programmazione nazionale del fabbisogno di un certo tipo di professionisti della salute esattamente come avviene per tutte le classi di Professionisti in Sanità (Medici, Infermieri, Fisioterapisti, Logopedisti, ecc).
Pensi che c’è chi come il sottoscritto negli ultimi 19 anni ha sacrificato, nell’anno del test di ingresso alla triennale, per studiare per mesi, vacanze (senza nessun problema o pentimento) estive ed uscite con gli amici per studiare giorno e notte.
Pensi che c’è chi come il sottoscritto negli ultimi 19 anni, è stato (a questo punto) così fesso da far un ulteriore concorso per conseguire anche la Laurea Specialistica. Fallendo al primo tentativo, rimettendosi a studiare ancora più dell’anno precedente e vincendo al secondo tentativo il concorso.
Invece queste norme pare possano aprire scenari assolutamente inquietanti per gli ignari pazienti in particolare.
Sarebbe come se qualcuno che non è passato al concorso per carabiniere si vada a cercare la scuola privata da guardia giurata per poi ritrovarsi a sperare di indossare la divisa da carabiniere che non ha potuto indossare con un regolare concorso pubblico. Senza più differenza di ruoli.
Come se a un “medico” non laureato smascherato dai controlli magari dopo 30 anni gli venisse assegnata la laurea honoris causa o sanato per “usucapione” di professione.
Follia pura.
Il “rimedio” scelto poi per “affrontare il problema” è stato, se possibile, peggiore del male. Non una soluzione discussa e concordata con le associazioni maggiormente rappresentative di tutte le Professioni Sanitarie ma un decretino in una manovra di fine anno senza lo straccio di un dibattito civile e costruttivo. Un nuovo art. 1 septis (per quanto riguarda la Riabilitazione). Tanto è vero che già si aprono nuovi orizzonti per qualcuno. Come riportato in
un articolo apparso pochi giorni fa sul suo giornale.
Insomma si è aperto un calderone in cui non si sa bene ancora cosa ci finirà o potrebbe finire dentro.
Sarebbe anche auspicabile infine, per chiarezza, da parte di rappresentanti di associazioni che si sono fatte liberamente promotrici di norme non unanimemente condivise (e per la verità fortemente invise), parlare a nome delle stesse e non di una intera categoria laddove si fa riferimento a “tutti i fisioterapisti”, in quanto io stesso, così come molti altri colleghi, non mi sento minimamente rappresentato da queste posizioni, né dalla associazione promotrice di tali norme così controverse.
Luigi Pianese
Fisioterapista