15 ottobre -
Gentile Direttore,
recentemente, in due diverse occasioni, sia il Presidente
Attilio Fontana che l’assessore al Welfare
Giulio Gallera, hanno tessuto le lodi del Servizio Sanitario Regionale, nell’ottica della parità pubblico-privato, a favore della libera scelta del paziente.
Nel mezzo della bufera causata dalla carenza dei medici, dal blocco del turnover e dall’invecchiamento progressivo della classe medica i principali responsabili del sistema hanno dichiarato, senza mezzi termini, che tutto va bene nel servizio sanitario pubblico. Dichiarare, come ha fatto Gallera, che i professionisti sono stati messi nelle condizioni di operare al meglio è sostanzialmente un atto di ostilità: tagli agli organici, privazione della possibilità di carriera attraverso la progressiva soppressione di strutture complesse, turni insostenibili, sbilanciamento verso il privato, ormai padrone della metà del fatturato regionale, non hanno fatto altro che spingere i medici alla fuga verso il privato o verso l’estero, quando non verso la stessa medicina generale. Il fatto stesso che ad un incontro politico, per quanto espressione di parte della attuale maggioranza, non sia stato invitato nessun rappresentante dei medici pubblici, se non noti amici personali, la dice lunga sulle reali intenzioni di Regione Lombardia.
Analogamente il privato accreditato in questi anni ha visto aumentare enormemente il fatturato e gli utili e ha visto i tetti alle prestazioni applicati in maniera quantomeno asimmetrica rispetto al pubblico, basti pensare alla percentuale di prestazioni nelle emodinamiche: a fronte di disponibilità di letti analoghe la netta prevalenza di alcuni centri privati accreditati non può solo essere legata a fattori di attrattiva, ma a veri e propri meccanismi di “guida” regionale del mercato.
Da questo e da altri esempi è chiara la volontà regionale di penalizzare sempre più un servizio pubblico povero per i poveri a vantaggio di un servizio privato sempre più ricco e in evoluzione vista la possibilità di ampie variazioni nel business, sempre attento alle attività più remunerative, come dimostrano tutti i rapporti degli ultimi anni. Certo non si può considerare calmierante l’attività di controllo dei Nuclei Operativi, più legata a fattori formali e finanziari che alle indicazioni cliniche. Le aziende pubbliche, d’altro canto, si caricano del peso di tutti i pazienti aventi necessità, quelli remunerativi (sempre meno) e quelli non appetibili da chi ha fatto dell’impresa privata con soldi pubblici il proprio pur legittimo obiettivo.
I dirigenti sanitari pubblici lombardi, che ANAAO-ASSOMED rappresenta come sindacato di maggioranza relativa, sono impegnati in queste settimane nella vertenza nazionale, corresponsabile dell’attuale stato di malessere, ma non dimenticano che Regione Lombardia ha altrettante responsabilità a partire dalla sciagurata e inapplicata riforma sanitaria, che ha portato aggravi burocratici e prestazionali senza reali benefici ai pazienti e qualche euro in più per i medici di medicina generale aderenti alla presa in carico dei cronici.
La consultazione degli iscritti ha chiaramente indicato la strada della manifestazione pubblica regionale, ora attraverso la consultazione delle altre sigle sindacali e delle associazioni dei cittadini verrà decisa la road map della protesta.
Stefano Magnone
Segretario Regionale Anaao Assomed Lombardia