12 ottobre -
Gentile Direttore,
una
interrogazione a risposta immediata rivolta dagli On.li
Polverini e
Zangrillo in Commissione Lavoro al Ministero del Lavoro riapre la questione della convenzione da stipularsi con i medici fiscali, bloccata da mesi. Grande sorpresa e delusione ha suscitato nell’organizzazione sindacale Anmefi la
risposta fornita dal Sottosegretario al Lavoro
Claudio Durigon, perché inesatta e fuorviante, redatta, probabilmente sulla scorta delle informazioni avute dall’INPS, nel tentativo di giustificare il comportamento omissivo di un Ente pubblico come Inps, che ancora una volta palesa la sua insofferenza al rispetto delle norme eludendo un
Decreto emesso dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Roma.
Dopo aver deliberatamente e scientemente escluso dai tavoli della trattativa la più rappresentativa delle organizzazioni di categoria, INPS ha preferito discutere la convenzione con le sigle sindacali di medicina generale che poco o nulla hanno a che fare con la medicina fiscale e solo grazie all’intervento del Giudice è stato impedito all’Istituto di giungere alla sottoscrizione dell’accordo collettivo con le predette organizzazioni, sottoscrizione che sembrava prossima e che avrebbe consentito l’approvazione di condizioni inaccettabili per i medici fiscali.
Anmefi sottolinea ancora una volta il contrasto di interessi, visto che i medici fiscali svolgono anche attività di “verifica” dell’operato dei medici di medicina generale, e ritiene illogico quanto inopportuno che INPS chiami a sottoscrivere la convenzione, destinata a disciplinare il rapporto di lavoro dei medici fiscali, i sindacati dei medici di medicina generale, anziché gli effettivi “addetti ai lavori”.
Il Tribunale di Roma, tra le motivazioni del decreto, emesso sulla base del ricorso di Anmefi, ha illustrato nel dettaglio ogni azione fin qui condotta da INPS e le ragioni dell’antisindacalità del comportamento da questi tenuto, fornendo altresì i giusti correttivi e le indicazioni cui l’Istituto deve attenersi, così accogliendo integralmente il ricorso.
Il decreto, ad oggi e del tutto ingiustificatamente, non è stato ancora eseguito. Infatti, l’aver proposto da parte dell’Inps ricorso in opposizione avverso il citato decreto non sospende l’esecutorietà dello stesso e non costituisce motivo di mancata esecuzione del provvedimento giudiziario.
In relazione a tale decreto, peraltro, non è stato emesso (e neanche è mai stato richiesto dall’Inps) alcun provvedimento di sospensione dei suoi effetti con la conseguenza che detto decreto rimane immediatamente esecutivo. Né può essere ammessa la possibilità che l’Inps, per ragioni di opportunità (e disattendendo una decisione del Giudice), stabilisca di attendere l’esito del giudizio di opposizione, poiché esso non si esaurirebbe in giudicato inoppugnabile, potendo proseguire il suo iter dinanzi alla Corte d’Appello e, dopo, anche dinanzi alla Corte di Cassazione.
Il tempo trascorso, necessario perché la questione si risolva definitivamente con l’ultimo grado di giudizio, avrà certamente gravi conseguenze che si rifletteranno sugli interessi della categoria dei medici fiscali e, ancor di più, su quelli della pubblica amministrazione che il legislatore ha inteso tutelare con la riforma introdotta dall’art. 55 septies del dlgs 165/2001.
Anmefi ha ritenuto doveroso illustrare tutti questi aspetti ad ogni componente delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, con apposita comunicazione inoltrata anche al Ministro e ai vari tecnici, fiduciosa in un intervento che sblocchi le trattative arenate, eppure tanto necessarie ed urgenti.
Anmefi (Associazione Nazionale Medici Fiscali)