7 settembre -
Gentile direttore,
ho letto con interesse e partecipazione la lettera del
Dott. Leonardo Pellicciari, fisioterapista e dottore di ricerca, nella quale è sottolineata l’apparente incongruenza per effetto della quale, in sede di valutazione concorsuale, la sola frequenza di un corso (o più) su revisioni sistematiche e meta-analisi arriva a ricevere un punteggio superiore al dottorato di ricerca, giustamente indicato come il massimo grado di istruzione accademica.
In particolare, viene sottolineato come la partecipazione alla pubblicazione di una revisione sistematica su rivista indicizzata, di per sé indice di competenza in materia, riceva minor credito dell’iscrizione a un corso specialistico.
La lettera si presta a una riflessione che riguarda il rapporto tra accademia e medicina basata sulle prove di efficacia, la cosiddetta EBM, di cui le revisioni sistematiche sono uno dei disegni di studio più apprezzati. I due ambiti sono affini per vocazione e apparentemente sovrapponibili, poiché votati entrambi alla verifica delle conoscenze, alla ricerca e alla sua diffusione. Ma, nella realtà, si tratta di due universi spesso distanti, soprattutto nel nostro paese.
Una distanza per effetto della quale i professionisti sanitari formati dalle università e i ricercatori stessi raramente hanno nel proprio bagaglio culturale e nei propri obiettivi di ricerca la padronanza di quei metodi rigorosi e condivisi a livello internazionale che sono imprescindibili per condurre progetti finalizzati all’applicazione dell’EBM per la valutazione degli interventi sanitari e alla realizzazione di pubblicazioni secondarie di alta qualità.
E’ dunque ragionevole ipotizzare che per muoversi a suo agio e con efficacia in questo ambito, anche un dottorando, detentore del massimo titolo di studi, possa trarre beneficio dalla frequenza di corsi specialistici sui disegni di studio sperimentale primari e secondari, vale a dire studi clinici randomizzati, revisioni sistematiche e linee guida.
Questi corsi oggi sono proposti da alcuni atenei italiani, (Milano, Modena e Reggio Emilia, Verona a esempio di un gruppo più ampio), con garanzia di percorsi accurati e qualificanti, capaci di dare un importante valore aggiunto alla ricerca, fuori e dentro l’accademia.
Lorenzo Moja
Medico Ricercatore
UniMi