5 agosto -
Gentile Direttore,
esprimo tutto il mio disappunto per le parole contenute nell'articolo «
Gli infermieri e la X Conferenza nazionale di Bologna», specialmente per la scelta di toni sì volgari e offensivi da parte dell'autore. Un ennesimo, riprovevole menù che tuona come un inno alla violenza, condito da frammenti di inettitudine e avvolto in un soffice strato di indolenza ideologica.
Ma è la portata centrale quella che disgusta maggiormente: invece di proporre contenuti di qualità da a sostegno delle proprie idee (rispetto alle quali, si consiglia comunque all'autore di documentarsi sulle più autorevoli riviste scientifiche internazionali di management della sanità), ancora una volta si fa ricorso all'attacco diffamatorio, capzioso, tendenzioso e fallace nell'esclusiva ottica di ostentare il negazionismo dell'opinione appannaggio della supremazia della prepotenza di neanderthaliana memoria.
Peraltro, nella fattispecie, con riguardo a un professionista serio dall'indiscussa onestà intellettuale ed esperienza sul campo. Un quadro che non può che suonare come un ulteriore, evidente campanello d'allarme sui modi e sui toni con i quali esprimere il proprio dissenso e la propria divergenza di opinioni, in un Paese falcidiato dalla carenza di dibattito su tematiche che abbiano anche solo un vago riferimento alle reali criticità che lo stanno attraversando.
Ben più grave diventa la questione se si considera che a veicolare questi messaggi così tremendamente aggressivi e violenti è un mezzo di stampa autorevole nel settore, del calibro del QS (di cui peraltro sono appassionato lettore). I garanti dell'informazione a sostegno dell'ignominia e della prepotenza verbale si trasformano così nei primi contributori dell'azzeramento del valore assegnato alle parole. Vale tutto e non vale niente di questi tempi. Gridano vendetta gli aggettivi attribuiti al Professor Del Vecchio e le relative descrizioni che emergono dalle scarne e poco ricamate righe dell'autore: una bassezza intellettuale che il giornalismo non dovrebbe potersi permettere.
Da giovane, da professionista, da cittadino, da paziente, rinnovo il mio disappunto e la mia amarezza per l'incapacità di riuscire a proporre una modalità di confronto che si fondi sulla sostanza dei temi e che non si trasformi in un'invettiva ad personam (gratuita e diffamante senza ragionevolezza alcuna).
La ringrazio per l'attenzione e colgo l'occasione per porgerLe la mia più viva delusione e preoccupazione,
Alessandro Furnari
Ricercatore
Gentile dottor Furnari,
come ho già avuto modo di rispondere, nel merito delle affermazioni del professor Cavicchi ribadisco che esse rappresentano esclusivamente le opinioni dell'autore. Per quanto riguarda invece il suo disappunto (nonché delusione e preoccupazione) riguardo al fatto che a veicolare quelle affermazioni sia stato QS, ribadisco quanto già detto molte altre volte.
QS è un giornale libero e indipendente offerto gratuitamente ai nostri lettori (almeno fin quando la pubblicità ci sosterrà) e come tale rappresenta una delle poche voci del settore dove chiunque può trovare spazio e ascolto.
Le assicuro che è ovviamente mia cura evitare pubblicazioni diffamatorie o fuori dai canoni della pur aspra polemica verbale (quando accade che qualcuno si senta offeso sono il primo a scusarmi) ma restiamo sempre nell'ambito delle opinioni convinti di apportare sempre (o almeno questo è il mio auspicio) qualche elemento in più di arricchimento al dibattito (non sempre a tutti gradito, è ovvio).
E' con questo spirito, ad esempio, che pubblico molto volentieri la sua lettera di reprimende (anch'essa, mi creda, non esente da toni che il destinatario potrebbe a sua volta ritenere offensivi) che ho letto con attenzione e sulla quale ho riflettuto con cura come mia abitutdine.
Le critiche sono il sale della vita. E senza sale si muore.
Un caro saluto
Cesare Fassari