14 giugno -
Gentile Direttore,
nello scorso mese di marzo in un working paper del Fmi un team di economisti
Michael Andric, Shafik Hebous, Alvar Kangur e
Medi Raissi dal titolo “Italy: toward a growth friendly fiscal reform” (coordinati dal Dott.
Carlo Cottarelli) conclude che nessuna misura espansiva è possibile in Italia senza una riduzione della spesa pensionistica.
La ricetta del fondo prevede:
- eliminazione totale della 14ma mensilità (per i redditi più bassi) e parziale riduzione della 13ma per i pensionati con il sistema retributivo e con il sistema misto retributivo-contributivo;
- fissazione di un limite di età per i coniugi e di forti restrizioni per gli eredi per la pensione di reversibilità (la più alta in Europa, secondo il FMI, il quale, però, non considera che i contributi versati dai lavoratori sono i più alti al mondo);
- ricalcolo su base contributiva delle pensioni retributive;
- aggiornamento rapido dei coefficienti di trasformazione e delle rivalutazioni;
- aggiornamento dei contributi previdenziali avvicinando le aliquote (ora al 33% per i dipendenti, al 24% per i professionisti e al 16% per gli autonomi).
È indispensabile precisare, però, a parziale scusante del Fmi e di altri organismi europei che ritengono eccessiva la spesa previdenziale italiana (ma non del Dott. Cottarelli che dovrebbe conoscere la situazione) che la responsabilità di tali errori è da attribuirsi fondamentalmente all’Istat e all’Inps che trasmettono ad Eurostat dati fasulli sulla spesa “effettiva previdenziale”, accorpandola all’enorme spesa assistenziale (107 miliardi nel 2016) ed in continuo aumento (del 6% circa annuo).
Diversi studi, fra cui spicca quello del Centro di Ricerca “Itinerari Previdenziali” presieduto dal Prof.
Alberto Brambilla, nei loro annuali rapporti sul sistema previdenziale italiano presentati al Governo ed alle Commissioni Parlamentari, dimostrano incontestabilmente che la vera “spesa pensionistica” (quella cioè sostenuta dai contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro) è non solo in equilibrio ma addirittura in attivo ed ampiamente nella media europea.
Ad esempio nel 2014 la spesa previdenziale pura sul Pil è stata del 10% ca (ampiamente nella media Ocse) mentre l’Istat aveva comunicato ad Eurostat che la spesa era del 19% sul Pil accorpando anche la spesa assistenziale. Dato analogo nel 2015.
Secondo il Fmi la spesa pensionistica nel 2016 si attesta intorno al 16% del Pil. Dato, questo, come dimostrato dal Prof. Brambilla, assolutamente errato perché la spesa pensionistica “vera” sul Pil in Italia nel 2016 è stata del 13.5% a fronte di una spesa media europea del 15%.
Si tratta di un falso ideologico, ha dichiarato
Cesare Damiano già Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, riferendosi al dato del Pil.
Per questo motivo da decenni chiediamo una netta separazione tra la vera previdenza e l’assistenza che deve essere a completo carico della fiscalità generale; separazione, peraltro, prevista dall’art. 37 della Legge 88/1989.
Michele Poerio
Presidente Nazionale FEDER.S.P.eV., Presidente Forum Pensionati Italiani e Segretario Generale Confedir