23 aprile -
Gentile direttore,
mi inserisco nell’animato dibattito che attualmente si svolge nel sulla pagina di
Quotidiano Sanità. Nel merito, ho avuto modo di leggere
l’articolo a firma del dott. Francesco Gentili Sirm Giovani, il quale sostiene che: "Nella sanità italiana il titolo di specialista è riservato a chi ha frequentato una scuola di specializzazione e, nel nostro settore, esiste soltanto la figura di medico chirurgo specialista".
Evidentemente il dott. Gentili non conosce esattamente la normativa e più precisamente i contenuti della legge 43/2006, diversamente non potrebbe sostenere quanto affermato nell’articolo, infatti non corrisponde assolutamente a verità che il titolo di specialista spetta solo al medico.
Pertanto lo invitiamo ad una attenta lettura del quadro normativo riguardante le professioni sanitarie, rectius la 42/99, la 251/00, in particolare, la 43/06. Art 6 comma 1 paragrafo c) “professionisti specialisti in possesso del master di primo livello per le funzioni specialistiche;
Ho sempre sostenuto che il problema è squisitamente culturale ed attiene alla mancata presa d’atto da parte di molti rappresentati medici dei cambiamenti sociali e culturali nonché normativi intervenuti nell’ultimo trentennio e forse più.
Pensare l’infermiere, così come in questo caso il CPS TSRM piuttosto che l’ostetrica come 30 anni fa è anacronistico, fuori contesto e palesa tutta l’ignoranza sulla normativa suesposta.
Fa specie quando questo proviene da giovani come in questo caso.
Pertanto consigliamo di leggere la normativa prima di scrivere cose che nulla hanno a che vedere con l’attuale quadro normativo, rappresentano semmai il frutto di convinzioni personali e della cultura medico centrica di cui è intrisa la mentalità di molti operatori sanitari, soprattutto medici.
Matteo Incaviglia
Segretario AADI Sicilia