15 gennaio -
Gentile Direttore,
dà da pensare l’articolo di Giancarlo Pizza, Presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna,
comparso giorni addietro su QS, per il coraggio di esprimere l’indicibile che però va detto, portando allo scoperto una “questione medica” la cui presa in carico, per quanto scomoda, non è rinviabile.
Coloro che hanno compiti di rappresentanza dell’interesse del medico -inteso come attenzione all’esercizio possibile dei compiti di diagnosi, prognosi, terapia- devono farsi carico di tale urgenza o farsi da parte, pena lo sfilacciamento ulteriore della autorevolezza e del nobile ufficio di cura. Urge il “cambio di passo” evocato dal Dottor Pizza.
Il razionamento che il Collega ha ben disegnato risponde a logiche di manipolazione più che a un oculato obiettivo di sostenibilità. Lo dimostrano i conti finanziari della Salute Pubblica che sono peggiorati man mano che veniva “destrutturata” la funzione medica.
Si è pervicacemente rincorsa la coartazione della libertà del medico, soprattutto della libertà intellettuale di affermare la propria opinione in scienza e coscienza, e quindi del peso di un parere che oggi sembra carta straccia, se basta un profano della dottrina a smentirlo.
Il medico fedele alla libertà di indicare i percorsi di cura, quando sopravvissuto, nella migliore delle ipotesi è
vox clamans in deserto o quasi, fatte salve le occasioni colte per declinare al meglio e in silenzio buone prassi che potrebbero però subire attacchi proditorii solo che pretendessero di venire alla luce, di porsi in un confronto dialogico con altre meno efficaci pratiche. Il pericolo di errori terapeutici e di una ignoranza di ritorno è pertanto autentico.
Di pari passo non è stata ridimensionata la responsabilità del medico, direi piuttosto che quella responsabilità si è tradotta, grazie a un perverso cortocircuito, in colpa immediata, mediatica, pregiudiziale, trasformando, chi si trova a esercitare il proprio ruolo in un modo che non ha né voluto, né condiviso, nel cireneo che deve portarne in silenzio la croce, nel migliore dei capri espiatori.
Fa onore ai Colleghi bolognesi essersi riconosciuti in un Presidente che, in maniera tutt’altro che temeraria, direi piuttosto lucida e consapevole delle urgenze dell’oggi, sostiene la forza delle idee contro la pretesa stantia di accreditare modelli fallimentari di rappresentanza e di predominio. Dietro l’angolo potrebbe affacciarsi il rischio della progressiva ‘pulizia etica’ che si annida “nei finti cambiamenti, nel mantenimento delle vecchie abitudini, nello scambio di favori, nelle discriminazioni”. La storia ne ha dato ‘fulgidi’ esempi da non dimenticare e il quotidiano del medico ne è assediato, suo malgrado.
Gemma Brandi
Psichiatra psicoanalista