30 ottobre -
Gentile Direttore,
come
da me anticipato qualche giorno su questo giornale, assistiamo, davvero con grande sconcerto al rimpallo di responsabilità tra Governo e Regioni, su chi dovrà sotto finanziare il rinnovo del contratto di lavoro dei medici e sanitari del SSN. Dopo
l'intervento di Garavaglia e poi la
risposta del Ministro Lorenzin e oggi il testo della
legge di Bilancio inviato al Senato, nessuno tra gli interlocutori istituzionali, ha il coraggio di dire con chiarezza che la sanità italiana è in fase di dismissione e che quella pubblica è in saldo.
Dopo la drastica cura dimagrante a danno delle strutture ospedaliere, dopo l’enunciazione di un piano delle cronicità non operativo perché non finanziato, dopo l’aumento esponenziale dell’out of pocket a danno dei cittadini, dopo la progressiva riduzione dell’offerta sanitaria nei presidi ospedalieri e negli ambulatori, eccoci arrivati all’ultimo stadio di un disegno perverso: demotivare il personale sanitario per aprire definitivamente la strada alla sanità privata e a chi ha interessi correlati.
Il rinnovo del contratto di lavoro è atteso da oltre 8 anni ma i medici continuano a lavorare in pronto soccorso spesso fatiscenti, dove il rischio di aggressione è elevato; lavorano in più presidi ospedalieri, distanti anche decine di chilometri tra loro con rischi per la sicurezza delle cure, sopravvivono in condizioni organizzative di vero e proprio disagio ed in situazioni di grave carenza organica. Ed è proprio per queste motivazioni che i medici vorrebbero più rispetto dal proprio datore di lavoro che, invece, continua a lucrare sui risparmi derivanti dalla costante riduzione del costo del personale.
Che fine hanno fatto i risparmi dei fondi aziendali? E il tesoretto delle Regioni sulla mancata sostituzione del personale? Come sono stati utilizzati?
Prima di sapere chi de-finanzierà il prossimo contratto di lavoro, iniziamo a rispondere a queste semplici ma legittime domande.
Guido Quici
Presidente nazionale CIMO