26 ottobre -
Gentile Direttore,
leggiamo sui giornali e veniamo informati dai media in genere che si procede speditamente verso il varo della manovra economica di fine anno. In realtà a nostro avviso ci sono manovre e sotto-manovre. Mi spiego: nella complessiva legge di bilancio per l’anno 2018 sono e saranno previste (perché fino all’ultimo momento c’è qualcuno che prova a far cambiare le singole poste, movimentando le cifre all’interno della manovra nel suo totale) variazioni e spostamenti molto mirati; ufficialmente si tratta di aggiustamenti tesi ad assicurare un’armonica visione della spesa pubblica nel suo assieme. Ufficiosamente si tenta di accaparrarsi quel che si può, magari a danno di quel che si deve.
In “quel che si deve”, come sindacato dei professionisti della sanità, per noi è sempre stato indispensabile che venissero garantiti i servizi così come li vorremmo e dovremmo assicurare, in un SSN che sia allo stesso tempo efficace (fornisca i servizi in tempi e modi degni di una nazione con la tradizione dell’Italia), efficiente (fornisca i servizi di cui sopra in tempi e modi il più possibile rapidi e di soddisfazione degli assistiti) e non mortificante/opprimente nei confronti dei propri dipendenti.
E’ proprio questo, a nostro avviso, il punto dolente.
Il pedissequo rispetto di quanto indicato nell’accordo del 30 Novembre 2016, infatti, non può tacitare i problemi, né può e deve bastare per “pulire le coscienze” collettive della classe politica, a parole disponibile e attenta, nella realtà insensibile ormai da decenni ad una deriva di degrado che nessuno di noi ha mai accettato, ne’ potrà accettare.
La subiamo, si, ma non ne vogliamo esser vittime silenti, né tanto meno complici conniventi.
Non si tratta (soltanto) di pochi soldi elargiti di malagrazia ad una classe medica che invece dovrebbe esser motivo di orgoglio e speranza per il Paese.
Non si può gettare qualche osso in basso, sapendo che i soggetti sono ben più numerosi di qualsiasi giusta ripartizione.
E non si tratta – si badi bene – di voler mutuare e pretestuosamente imporre un modello calato dall’alto di efficientismo vacuo e di facciata. NON è con il salario accessorio che si possono risolvere le mille questioni aperte e le note dolenti della sanità italiana. Anzi.
L’unico prodotto cui si deve tendere è la salute del paziente e la decorosa tenuta – in termini di risposte adeguate - alle richieste di qualità e quantità sanitaria che una nazione civile e moderna si trova quotidianamente a dover fronteggiare.
E per questo rifiutiamo “tout court” maldestri e strumentali tentativi di divisione della classe medica e della sanità in generale nel nome di qualche spicciolo in più che porterà – inevitabilmente – ad un peggioramento di un sistema che già è logoro e stanco oltre ogni dire.
Se le risorse disponibili non consentono di garantire un equo recupero del potere di acquisto dei salari, erosi in tanti anni di contratti bloccati e di inflazione pateticamente nascosta, occorrerà che i medici, i veterinari e i dirigenti sanitari del SSN siano pronti e uniti a chiedere e a pretendere quanto giustamente dovuto.
E’ di pochi giorni or sono l’allarme che rimbalza dalla Germania: frotte di giovani colleghi, ben formati dalle ancora eccellenti scuole mediche italiane, accettano lavoretti anche come sguatteri per imparare la lingua di Schiller e – dopo poco tempo – essere assunti in un sistema che li valorizza, in una nazione che li prende già formati e li mette in grado di svolgere la propria opera con salari adeguati alla loro preparazione. Non vogliamo che questo sia il nostro futuro. E non assisteremo impotenti a questo corso.
Governo, cambia le cose. Adesso. Più che le primarie i partiti dovrebbero ricordare le Catilinarie…
Quo usque tandem… ?
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici