21 settembre -
Gentile Direttore,
leggiamo con estrema attenzione, le
dichiarazioni della Presidente del ROI
Paola Sciomachen e, con estrema ratio, ci permettiamo di commentare quello che viene definito “un importante risultato” in merito all’approvazione del nuovo art. 4 della Commissione Affari Sociali della Camera che individua l’osteopatia come professione Sanitaria.
Premesso che, il parere tecnico scientifico del Consiglio superiore di Sanità (CSS), la Conferenza Stato Regioni e successivamente il MIUR, non possono far altro che confermare quanto da noi espresso in svariate occasioni, molte delle quali con note pubbliche.
Considerato che la gestione della formazione, dovrebbe passare alle Università con conseguente e rilevante aumento dei costi e, memori del parere negativo da parte della Conferenza permanente delle classi di Laurea delle professioni Sanitarie, dubitiamo che oggi, possa trovare parere favorevole.
Appurato che, una grande maggioranza dei suddetti professionisti “Osteopati” ed esattamente coloro i quali hanno un titolo pregresso, hanno da sempre espresso il desiderio di rimanere “professione autonoma” anche per le difficoltà legate all’eventuale “riconoscimento” giuridico.
Tutti fattori che, senza entrare nello specifico, ci forniscono quella “tranquillità” che l’iter, troverà a breve uno STOP.
Vede, Paola Sciomachen, noi professionisti dell’Area Riabilitativa riconosciuti dal Ministero della Salute, non siamo contro l’Osteopatia. Ma ci opporremo, senza alcun appoggio di Senatori e/o Ministri, alle “scorciatoie”. A tutte quelle forme (vedi art. 3 bis) in cui, domani un operatore del benessere Reiki, un “riflessologo” e quant’altro possa trovare un’escamotage, sotto copertura di associazione, e divenire “Professione Sanitaria”.
Noi abbiamo scelto la legalità, magari provando e riprovando i test di ingresso, frequentando i corsi di Laurea istituiti dalle Università, frequentando ogni anno decine e decine di corsi di aggiornamento. Alcuni per “obbligo” altri per scelta professionale. Molti di noi hanno due e tre Lauree con specializzazioni in ogni campo della Riabilitazione, pure quella viscerale.
Tanto ci sembrava doveroso aggiungere ad un dibattito che slegato dalla realtà e dal rispetto di norme e leggi, sembra essere sempre di più influenzato dalla difesa di interessi non sempre legittimi.
Francesco M. Bisesi
Dottore in Fisioterapia, Dirigente Spif Ar