20 settembre -
Gentile Direttore,
ho fatto la Guardia Medica dal 1986 al 1988 a Venezia. Una vita difficile ma mai pericolosa come in questi tempi. Aggressione in sede, agguato dopo chiamata esterna. Un abbraccio alla collega coinvolta a Catania, quanto mi dispiace. Leggo i vari commenti a questo ennesimo episodio di violenza. Appare prioritario investire in questo servizio sanitario di urgenza.
Le sedi devono essere messe in sicurezza come accesso e monitorate da remoto, collegate alle forze di polizia come le banche, le uscite dei medici tracciate ed in sicurezza, il soccorso
immediato con canale prioritario perché se un medico chiede aiuto per lui stesso deve essere veramente una cosa gravissima.
Bisogna investire nei sistemi di sicurezza, l’elettronica in questo momento storico può fare molto basta crederci , basta volerlo e volendo si può
Si possono fare tante cose in Italia come per magia, depenalizzare il falso in bilancio, rivoluzionare le pensioni, investire miliardi di tutti gli italiani per risanare banche che pochi hanno fatto fallire, ma non ci sono mai soldi per i medici ed in particolare per i loro pazienti. In Sanità virtuosismo e risparmio Gli esempi si sprecano, ma non è questa l’occasione, non voglio deragliare, ma faccio fatica.
I medici di notte non sono più rispettati, non sono più sicuri da tempo, non possono essere trasformati in malati solo perché in origine e per tutta la loro vita hanno scelto di aiutare il prossimo.
I medici non sono solo i pochi specialisti ricchi delle cliniche, né quelli che operano gli inoperabili per incassare i soldi del DRG. Sono tanti entusiasti professionisti, delle persone miti che si sono scelti un mestiere difficile, a volte in solitudine di notte, adesso è incredibile che siano esposti sempre più alla violenza fisica su loro stessi.
E’ forse un segno dei tempi, un segno di barbarie incombente che non possiamo accettare.
Lo scorso 24 luglio le inviavo una lettera sulla violenza negli ambulatori nella mia provincia
e commentavo l’aggressione a pugni e calci alla Guardia Medica di Verona.
Il collega del mio Ordine sta meglio ma ci ha messo due mesi per recuperare, data l’età non più giovanissima e le gravi lesioni subite. Non so come andrà sul piano psicologico, non riesco ad immaginare come reagirei neanche io in un caso simile .
Pochi giorni fa, in data 15 settembre l’Ordine di Bari con il Presidente
Anelli ricordava la collega
Paola Labriola uccisa 3 anni fa da un paziente.
La nostra categoria è tenuta per definizione al massimo riserbo per l'utenza, a noi è proibito infatti anche perdere la calma.
“Non vogliamo targhe o cerimonie di commemorazione, a fine turno vogliamo tornare a casa vive dalle nostre famiglie”: ha denunciato
Ombretta Silecchia, giovane dottoressa vittima di un’aggressione mentre era al lavoro nella sua postazione di guardia medica e sei Ordini dei medici pugliesi hanno recentemente protestato nei confronti delle Asl e della Regione per la mancanza di sicurezza negli ospedali, nei pronto soccorso e nelle guardie mediche.
La professione si trasforma al femminile velocemente
come sottolineavo qui e dobbiamo ricordalo sempre .
Tutti i più alti rappresentanti della professione, tutti, devono lavorare in sinergia per sensibilizzare cittadini e politici su questo problema e ritrovarsi in una proposta comune, lo devono ai loro
colleghi, iniziando da quelli sulla strada.
Dott. Giovanni Leoni
Presidente OMCeO Venezia