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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Lettere al Direttore

Ecologia dell'uomo, servizio sanitario e aspettativa di vita

di Antonio Marfella
18 settembre - Gentile Direttore,
droghe e alcool dilagano tra i giovani e giovanissimi. Il problema da me anticipato purtroppo sul bollettino dell’Ordine dei medici dell’aprile del 2007 sta esplodendo in modo drammatico oggi.  Manca un impegno diretto ed efficace dei Medici nella corretta formazione e informazione ed indirizzo sia per le droghe che per la Prevenzione primaria in assoluto (Ambiente): troppa Scienza della cura da sola, senza preoccuparsi che il nostro primo dovere è di ridurre i casi da curare, non di aumentarli magari anche per curarli meglio.
 
Tutela del lavoro, dell’ambiente e dalle droghe non sono argomenti lontani e separati come ben scrive nella “Laudato Si” Papa Francesco: è la necessaria ecologia dell’Uomo e della Economia malata che non vogliamo affrontare come priorità assoluta. Solo se tuteliamo la Terra e la Testa abbiamo qualche speranza di sopravvivenza come Specie umana e come Sistema sanitario Nazionale pubblico, solidale ed Universale.  
 
Per quanto mi riguarda tutta la mia vita è ormai dedicata a questa battaglia. Forse sarà di retroguardia da ultimo degli indiani, ma ritengo mio dovere assoluto combatterla fino alla fine. Più Scienza o più Filosofia per salvare il Sistema sanitario nazionale? Il Ssn pubblico, solidale ed universale, è il più bel dono che abbiamo ricevuto dai nostri Padri costituenti.
 
Essi riunirono insieme, nella utopia di quel sogno, la solidarietà sociale proposta dal “modello Beveridge” inglese caratterizzato ancora oggi dal principio di responsabilità individuale nella tutela della salute, tipicamente calvinista, (per cui non sottraggono risorse economiche a tutto il sistema se devi sottoporti ad una terapia costosa per trattare i danni conseguenti al tuo alcoolismo, vizio individuale), alla solidarietà universale propria invece della cultura cattolica e comunista italiana.
 
Siamo stati da sempre coscienti che era una meravigliosa utopia, ma questo sogno tutto italiano ha prodotto comunque nella realtà uno dei Sistemi sanitari tra i più efficienti al mondo, considerando i risultati ottenuti in termini di salute pubblica in base al rapporto costo-beneficio, se paragonato a tutti gli altri Sistemi sanitari al mondo.
 
Negli Usa, ad esempio, si spende sino al 20 % del PIL rispetto al misero 6.5% italiano per la Sanità più tecnologica e di eccellenza al mondo, ma comunque ben oltre il 40% della intera popolazione Usa, nonostante la riforma sanitaria e l’incremento delle coperture assicurative volute da Obama, non riceve, gratuitamente o con costi minimi, alcuna assistenza sanitaria degna di tal nome.
 
Mentre negli Usa il dibattito è aperto e duro sia sul piano tecnico che politico per cercare di avvicinare il loro Sistema sanitario al nostro, cercando di limitare i danni della sete di profitto economico sia delle assicurazioni private che delle case farmaceutiche private, in Italia stiamo facendo di tutto, e ormai siamo arrivati alla fase finale, per sacrificare il Ssn pubblico, solidale e universale, sull’altare degli interessi lobbistici privati. Di questo processo di autodistruzione, la classe medica italiana si sta facendo promotrice e non baluardo insormontabile.
 
Nel Giuramento di Ippocrate originale, noi Medici giuriamo di rispettare sia Esculapio che le sue figlie Igea (la Dea della Prevenzione primaria da cui la disciplina Igiene) e Panacea (la Dea della Cura). Il Mito narra che Zeus punì con un fulmine Esculapio e Panacea quando oltrepassarono i limiti a loro imposti dal nostro essere mortali, cercando di fare resuscitare i morti dall’Ade.  Non è concesso a noi mortali diventare immortali. Studi recenti hanno dimostrato che il nostro limite biologico di vita è settato, quasi esattamente, a 115 – 120 anni di vita, oltre i quali non ci è concesso andare. Un mondo di vecchi, che non vogliono mollare né soldi né potere né poltrone, come la gerontocrazia italiana sta dimostrando, è un mondo senza futuro e con un pessimo presente per tutti.
 
La Medicina, quella vera, e tutto il suo impegno di studio e di lavoro, dovrebbe quindi essere indirizzata non già a renderci immortali, ma a raggiungere, nella migliore qualità di vita possibile, quel limite di 115 – 120 anni che meglio si comprenderebbe se espresso in ore, anziché in anni. Il nostro limite di vita è settato infatti, in maniera pressoché perfetta, a circa un milione di ore di vita.
La Biologia in questi anni ci ha insegnato che la replicazione cellulare, che caratterizza il nostro essere multicellulare complesso, si misura in ore e non in giorni od anni, dal momento che moltissime cellule del nostro organismo, “micriobiota” incluso (cioè i molti miliardi di batteri che colonizzano il nostro intestino), replicano e muoiono in ore e non in giorni.
 
 La Campania, per un disastro urbanistico, gestionale e quindi ambientale unico in Italia, ancora non avviato realmente a soluzione né a contenimento (con buona pace del pur apprezzabilissimo Governatore De Luca) anche, ma certo non solo, per cattivi stili di vita individuali, ha visto perdere nei soli ultimi trenta anni fino a 4 anni di aspettativa di vita media alla propria popolazione, su base regionale.
 
Questo dato, per i tecnici gravissimo, sarebbe forse compreso meglio nella sua eccezionale gravità, se, tradotto in ore e non anni, chiarisse come, su base regionale, esprime la perdita di circa 210 miliardi di ore di vita per i cittadini campani (4 anni = 35mila ore x 6 milioni cittadini = 210 Miliardi di ore) .
 
Non è scienza né statistica, è banale conto da “contadino Bertoldo”, ma aiuta molto meglio a comprendere il disastro sanitario che viviamo da anni in Campania e il “peso” economico reale della mancata Prevenzione Primaria nella sola Campania.
 
La mancata cura dell’ambiente di vita e di lavoro, con il lavoro e lo smaltimento “a nero” della enorme mole non già dei rifiuti urbani ma dei rifiuti speciali, industriali e tossici, la legalizzazione “di fatto” delle droghe di abuso diventate la prima attività commerciale, tra le altre lecite, nelle periferie delle nostre metropoli, dove si vende quello che si consuma al centro storico e nei quartieri ricchi, ha esteso e reso ormai efficace in tutta Italia il maligno Augurio di Buon Natale di Lucariello a zio Pasqualino nella commedia di Eduardo “Natale in casa Cupiello”:  “Tanti Auguri di una lunga vita ma con qualche malattia certa!”
 
La Scienza statistica ci dice che viviamo a lungo, oggi, in Italia. Sono ormai già due anni però che, dopo la inversione trentennale della Campania, anche l’Italia ha iniziato la sua marcia indietro per il parametro “aspettativa di vita alla nascita”. Anche per quest’anno 2017 la vita media si ridurrà in Italia.   
 
Siamo ancora tra i più longevi al mondo, ma, specie a partire dal 2000 in poi, stiamo perdendo progressivamente qualità ed anni di vita, con una eccezionale e non prevista velocità di crescita in incidenza di tutte le malattie cronico – degenerative, a sempre più chiara co-patogenesi ambientale, dal diabete all’autismo, dal cancro all’Alzheimer.  
 
E’ impossibile sia per una Sanità pubblica sia per una privata, reggere il peso economico conseguente alle cure ed alla assistenza necessarie. Abbiamo ancora tempo per intervenire ed evitare che anche in Italia la Sanità ultratecnologica e “sotto brevetto” diventi privilegio esclusivo per soli  (molto) ricchi? Forse, se innanzitutto i Medici, cominciassero a  pensare di più e a usare di meno la sola Scienza senza Filosofia ed Etica per indirizzare correttamente la Politica e la Sanità, dai rifiuti alle droghe, ce la potremmo ancora fare.
 
Dr. Antonio Marfella
Tossicologo Oncologo
Dirigente Medico IRCCS Fondazione Sen. G. Pascale
Vice Presidente ISDE MEDICI AMBIENTE NAPOLI
Consulente per la tutela della Salute del Sindaco di Napoli On Luigi De Magistris
Già Difensore Civico Assise di Palazzo Marigliano
Cavaliere al merito della Repubblica Italiana
18 settembre 2017
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