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QS Edizioni - martedì 26 novembre 2024

Lettere al Direttore

Sensibilità chimica multipla. Le storie di Elena e Alina

di Elena Piva e Halyna Zakharova
5 febbraio - Gentile Direttore,
mi chiamo Elena Piva, ho 31 anni e sono originaria di Brescia. Sono interprete di conferenza e traduttrice. Dopo essermi laureata con lode a Trieste nel 2011, ho iniziato a lavorare presso il Servizio linguistico di un’azienda svizzera. Nel 2015 la sede dell’azienda venne trasferita in un nuovo edificio, di recentissima costruzione. Io fui tra i primi ad occupare la nuova sede, mentre i lavori erano ancora in corso nei piani sottostanti.
 
L’edificio era privo di finestre e dotato di un sistema di aerazione artificiale basato sul riciclo d’aria, volto al recupero di calore e di conseguenza all’efficienza energetica. Sin dal primo giorno percepimmo tutti un forte odore di sostanze chimiche, legato alle colle delle moquette, alle vernici, al nuovo arredo e agli stessi materiali di costruzione. Tuttavia, non ci prestai particolare attenzione, perché non mi dava alcun fastidio.
 
Circa un mese dopo, improvvisamente, mentre ero al lavoro iniziai ad avvertire dispnea e difficoltà respiratorie mai avute prima. Uscendo dall’ufficio la situazione migliorava, ma ogni giorno il copione si ripeteva. Circa una settimana dopo iniziai ad avere disturbi respiratori anche in casa. Cominciai dunque a preoccuparmi e mi recai al Pronto Soccorso. Dopo aver effettuato le visite e gli esami del caso, mi venne diagnosticata una semplice tracheite, che avrebbe dovuto risolversi in breve tempo.
 
Così però non fu. Verso fine maggio 2015 mi rivolsi quindi a un allergologo e pneumologo svizzero, che effettuò prick test per numerosi allergeni, tutti negativi. La spirometria evidenziò invece asma bronchiale, che il medico non seppe ricondurre ad alcuna causa specifica. Mi prescrisse quindi antistaminici e uno spray cortisonico da utilizzare mattino e sera. Lo spray mi permise di tollerare un po’ meglio le 8/9 ore giornaliere trascorse in ufficio, ma fui anche costretta ad acquistare un depuratore e a sperimentare diverse postazioni di lavoro, nel tentativo di alleviare i disturbi.
 
Nei mesi successivi riuscii a resistere in ufficio, seppur con una dispnea che non mi abbandonava mai. Iniziai allora una serie di lunghe ricerche su Internet, poiché sospettavo che la causa del mio malessere potesse essere ricondotta alle sostanze chimiche respirate nel nuovo ambiente di lavoro. Venni così a conoscenza di una malattia neuroimmunotossica infiammatoria chiamata MCS, provocata proprio da esposizioni acute e/o prolungate a sostanze tossiche.
 
Appresi anche che il principale immunologo che si occupava della patologia in Italia era il Prof. Genovesi di Roma. Una visita e una serie di esami genetici confermarono purtroppo la diagnosi di MCS. Nel frattempo i miei sintomi stavano peggiorando: disturbi respiratori anche esponendomi a smog, fumo di sigaretta o di altra origine. A febbraio 2016 non ero più in grado di respirare in ufficio e dovetti optare per il telelavoro da casa. Anche qui con depuratore costantemente in funzione e finestre quasi sempre aperte sebbene fosse inverno. Esasperata dalla situazione, a giugno 2016 mi recai alla Fundación Alborada di Madrid, uno dei due centri d’eccellenza europei, specializzati nel trattamento di questa patologia. Lì ho effettuato alcuni cicli di fleboclisi con antiossidanti naturali per favorire la disintossicazione dell’organismo.
 
Mi sono state inoltre testate 75 sostanze, al fine di produrre 3 vaccini personalizzati che mi somministro 2 volte al giorno ciascuno (terapia di desensibilizzazione a basso dosaggio). Negli ultimi mesi sono stata anche costretta ad abbandonare il mio appartamento di Berna, poiché la stanchezza e i dolori muscolari e articolari erano diventati insostenibili.
 
Da tre mesi ho preso temporaneamente in affitto una casetta in Calabria, a 20 metri dal mare. Mia madre ha dovuto lasciare tutto per stare con me. Qui, in un ambiente incontaminato, ho abbandonato gli spray cortisonici, ho ripreso le forze e posso fare lunghe passeggiate in spiaggia.
 
Tuttavia, non riesco ancora ad uscire in paese perché smog, fumi delle stufe a legna, profumi vari mi provocano ancora forti dolori e spossatezza che possono durare giorni. Sto vivendo quella che definisco una non-esistenza: semi segregata in casa, senza nemmeno poter uscire a fare la spesa o frequentare luoghi pubblici di nessun tipo. Lontana dal lavoro, dagli amici, dalla mia casa, in attesa di miglioramenti.                                         
A 30 anni la vita è un’altra cosa.
 
Elena Piva
 
 
Gentile Direttore,
sono un’infermiera Ucraina di 55 anni, mi chiamo Alina, sono arrivata in Italia nel 2003 e vivo a Varese.
Sono stata in buona salute fino al 2008 quando una sera, durante la cena, ho accusato un forte dolore alla testa seguito da un svenimento. Portata al pronto soccorso sono stata sottoposta alla TAC con esito negativo, e diagnosi  di crisi catatonica.
 
Dimessa dopo poche ore, per qualche mese sono stata bene, poi si sono ripresentate queste crisi sempre più frequentemente, e sempre scatenate dall’assunzione di cibo, accompagnate da dolore crampiforme addominale e da sensazione di “sonno profondo”.
 
Per tali episodi, nel 2010 sono stata ricoverata per accertamenti e sottoposta a: colonscopia, gastroscopia entrambe con biopsia, visite gastroenterologiche, neurologiche, psichiatrica , TAC encefalo, ECO addome, Ecocolor doppler  cardiaco, Ecocolor doppler carotide, EEG,RMN addome, con studio delle anse intestinali tutti risultati  nella norma,  tranne l’esame  ECD arteria mesenterica,  che evidenziava un legamento arcuato con difficolta del flusso sanguigno. Alla fine dell’iter diagnostico con dieta a base di liquidi, e una perdita di peso di 8 kg sono stata sottoposta ad intervento chirurgico.
 
Dopo un periodo di relativo benessere, ricomparsa delle crisi catatoniche e comparsa di sintomatologia diarroica sempre dopo i pasti, si sovrappongono crisi respiratorie in presenza di fumo di sigarette, detersivi, profumi, gas di scarico auto, risolte con l’assunzione di broncodilatatori. 
 
Giunta a questo punto, il nostro medico prosegue nella ricerca di una soluzione al problema, e mi prescrive ulteriori visite ed esami. Visita allergologica, positiva per acari e ambrosia, visita pneumologica con spirometria negativa, visita otorino negativa, esami completi parassitologici, batteriologici sulle feci tutti nella norma. Nella norma la calprotectina fecale, escluse celiachia e patologie neuroendocrine. Visita neurologica presso istituto Carlo Besta, nei limiti di norma.
 
Cercando su internet ho trovato un medico che parlava di una malattia (M.C.S) e spiegava i sintomi che questa malattia procurava. Ho contattato questo medico, il Prof. Giuseppe Genovesi del Policlinico Umberto I di Roma e dopo due visite ed accertamenti clinici mi ha diagnosticato una “sindrome immuno neurotossica ambientale tipica della sensibilità chimica multipla (M.C.S.).
 
Su consiglio del prof. Genovesi, nel 2016 mi sono recata presso una clinica specializzata a Madrid, per intraprendere un percorso terapeutico durato due mesi, basato sulla disintossicazione dell’organismo tramite flebo, e somministrazione di specifici vaccini. Da ulteriori esami effettuati in Spagna, sono stati trovati metalli pesanti come cadmio, piombo, arsenico e mercurio, ed una sensibilità alle onde elettromagnetiche.
 
Questa malattia invalidante non mi permette di fare una vita normale, entrare in un negozio, prendere il treno, stare con amici e familiari, la presenza di profumi, sigarette o inquinamento mi scatenano pesanti crisi respiratorie.
Tra qualche mese dobbiamo tornare alla clinica Spagnola, per proseguire le cure iniziate lo scorso anno e che continueranno per parecchio tempo.
 
Halyna Zakharova
5 febbraio 2017
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