9 gennaio -
Gentile Direttore,
siamo tutti consapevoli e concordi che il lavoro del Pronto Soccorso abbia proprie peculiari caratteristiche che gli autorevoli colleghi firmatari della
lettera del 2 gennaio hanno ripetutamente e dettagliatamente elencato, e infatti la questione non è affatto questa. Per fare luce sul vero problema, che la coraggiosa determinazione dell’Azienda Ospedaliera di Brescia ha portato alla ribalta, devo chiedere a lei ed ai suoi Lettori di prendere atto dell’elenco a fondo pagina.
Che cosa è mai questa lunga lista? Si tratta dell’elenco delle 43 (proprio così: quarantatré) specialità equipollenti alla Medicina di Urgenza ed Emergenza.
In questa folta armata di specialità parrà a dir poco strano ad ogni persona di buon senso che non sia compresa quella di anestesia e rianimazione, visto che gli stessi vertici SIMEU affermano che il pronto soccorso ha in comune con essa il 5% dei pazienti.
Volendo scherzarci sopra, una semplice proporzione ci dice che il restante 95% dei pazienti diviso 43 specialità equipollenti significa una media del 2,2% ciascuna…
Non si tratta di una banale dimenticanza, visto che ministero ed università sono rimasti finora sordi ad ogni richiamo in merito e soprattutto vista la reazione che l’apertura del concorso di Brescia anche agli anestesisti ha scatenato nel mondo della medicina d’urgenza.
Si ritiene quindi che agli anestesisti rianimatori manchino capacità così ampiamente profuse in tante e così diverse specialità?
Varrà allora la pena fare un rapido accenno al fatto che gli anestesisti sono quotidianamente presenti in elezione e in urgenza trasversalmente in tutti i reparti e si confrontano con ogni patologia sia medica che chirurgica, hanno fatto nascere e portato a maturità la rianimazione, la terapia del dolore, il 118 e le cure palliative: poco importa che tanti oggi sgomitino per metterci il cappello sopra (senza per questo cercare di tagliarcene fuori, almeno), la storia è storia e chi ha una pur minima conoscenza delle cose ed onestà intellettuale non la può negare.
Dunque l’anestesia e rianimazione è una attività che ha nel suo DNA la multidisciplinarità, magari meno della medicina d’urgenza ma certo più di tutte le specialità ad essa equipollenti; è inoltre insita nella formazione dell’anestesista la capacità di gestire la relazione con i colleghi, i pazienti e i loro familiari, anche e soprattutto in situazioni estremamente delicate (si pensi solo alle donazioni d’organo…).
Non starò certo a confutare una per una tutte le affermazioni esposte per sostenere la presunta inadeguatezza della figura dell’anestesista (e, si badi, solo di quello), sarebbe facile ma inutilmente prolisso e comunque chiunque abbia un minimo di competenza può capire quanto siano pretestuose, al limite del patetico, se non del ridicolo.
Di fatto negli ospedali italiani ci sono molti specialisti in anestesia e rianimazione che da anni (e in molti casi decenni) si sono dedicati totalmente al pronto soccorso e all’urgenza-emergenza, anche come direttori di struttura o, come si diceva una volta, primari cioè primi ma rigorosamente “inter pares”.
Agli anestesisti rianimatori, anche e soprattutto a quelli attivi ogni giorno da anni in pronto soccorso, si nega ogni dignità professionale e il diritto di partecipare ad un concorso solo perché una volta, tanto tempo fa, hanno preso una specialità scomoda o sgradita a qualcuno.
Tanto basta per rimandare al mittente le accuse di arroganza e presunzione rivolte all’intera categoria nella persona del presidente dell’AAROI-EMAC.
Ma dunque a cosa si deve questo ostracismo nei confronti di una specifica disciplina (Anestesia e Rianimazione), cui peraltro si chiede di insegnare e formare i futuri specialisti in medicina d’urgenza a tecniche e a procedure che le sono proprie?
E se, come è giusto, il medico di urgenza emergenza ha diritto ad una propria identità, perché non si riservano i concorsi a questi soli specialisti, eliminando la ridicola equipollenza ad una armata brancaleone di specialità, con la sola inspiegabile esclusione dell’anestesia-rianimazione?
Chi dunque ha paura dell’anestesista come del lupo cattivo?
Non certo i Colleghi del pronto soccorso, impegnati nel loro quotidiano lavoro a fianco degli altri specialisti, che non avrebbero certo nulla da perdere ad avere un anestesista fra di loro.
Una frase della
già citata lettera è illuminante:
“…per il semplice fatto di condividere alcune competenze sul paziente critico con gli Anestesisti Rianimatori non ci sentiamo Rianimatori…” ebbene invece proprio qui sta l’inghippo: al contrario l’obiettivo di mettere le mani sulle terapie intensive è dimostrato nella teoria dai contenuti del core curriculum della specialità in medicina d’urgenza e nella pratica dall’esistenza di strutture intensive di fatto, mascherate da OBI di pronto soccorso, che deliberatamente equivocano fra i concetti di urgenza (di competenza del pronto soccorso) e di intensività (di competenza delle terapie intensive generali e specialistiche).
Ecco dunque svelato l’arcano: non i medici che lavorano ogni giorno in PS ma i soloni che mirano ad altri orizzonti non sopportano la presenza degli anestesisti rianimatori nella pur foltissima compagine di specialisti ammessi ai concorsi di pronto soccorso, semplicemente perché temono che la (ambita) presenza in PS di una terapia intensiva li renderebbe ovviamente temibili concorrenti nella corsa alla leadership, come appunto si teme a Brescia.
Per questo, e non per altre pretestuose e risibili motivazioni, ci si appella ad un normativa appositamente concepita per escludere gli anestesisti rianimatori, e sempre per questo non crea problemi la equipollenza con altre ben 43 specialità, alla maggior parte delle quali sarebbero applicabili le stesse motivazioni addotte per escludere gli anestesisti rianimatori.
Meglio avere equipollenza con una quarantina di specialità che non hanno affinità elettiva per la terapia intensiva.
Il re è nudo, verrebbe da dire…Peccato perché così facendo hanno trasformato in guerra insensata e fratricida quella che può e deve essere una convivenza collaborativa per la crescita comune a vantaggio tanto dei pazienti che dei medici.
Ma noi intendiamo perseguire comunque questo risultato lavorando fianco a fianco con il colleghi della medicina d’urgenza, con i quali ci sono in realtà più affinità che differenze, come abbiamo fatto da sempre, molto prima che si creassero artificiose barriere e conflitti di competenza mai esistiti in passato.
Attilio Terrevoli
Consigliere Nazionale AAROI-EMAC
Elenco delle 43 specialità equipollenti alla Medicina di Urgenza ed EmergenzaCardioangiopatie
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Cardiologia e malattia dei vasi
Cardiologia e reumatologia
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Centrale operativa 118
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Chirurgia generale d’urgenza e pronto soccorso
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Clinica medica generale e terapia medica
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Diagnostica e chirurgia endoscopica
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Fisiopatologia digestiva
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Fisiopatologia medica
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Neurologia
Patologia speciale medica e metodologia clinica
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Pronto soccorso e terapia d'urgenza
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Semeiotica funzionale e strumentale medica
Semeiotica medica
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