22 dicembre -
Gentile direttore,
populismo, demagogia, qualunquismo sono virus che si diffondono con grande facilità creando gravi danni ad una servizio pubblico che, con enorme sacrificio ed abnegazione, garantisce la salute dei cittadini. Abbiamo appreso nei giorni scorsi dai mezzi di informazione di un episodio, tutto ancora da chiarire, avvenuto a Noicattaro (BA) e relativo ad un
presunto rifiuto di prescrizione di farmaci da parte di un medico di Continuità Assistenziale. Non è nostra intenzione entrare nel merito di una vicenda che, per come è stata raccontata e per le dichiarazioni che l’hanno accompagnata, presenta molti aspetti che appaiono poco chiari e a tratti contraddittori.
Quindi, pur avendo (noi) ben chiari quali siano su base normativa i compiti e le funzioni della Continuità Assistenziale, non intendiamo assolutamente innescare una sterile polemica che può mettere in moto un rimpallo di responsabilità fra le diverse parti in causa del sistema sanitario regionale (Ospedale, Servizio di Emergenza – Urgenza, Continuità Assistenziale, Farmacia). Non ci stupisce, peraltro, che una problematica drammatica vissuta da un paziente venga utilizzata a largo raggio per attacchi politici.
Ma la politica non è nostra materia e ce ne teniamo ben lontani, se non per quel che concerne la possibilità di proporre le nostre idee e di mediare con i governanti di turno per il miglioramento dell’assistenza ai cittadini e delle condizioni lavorative dei colleghi. Ciò su cui invece abbiamo il dovere di intervenire fermamente è la difesa dell’immagine e della professionalità dei colleghi che rappresentiamo.
Dare per certa la colpevolezza di un professionista e richiedere a mezzo stampa che venga sollevato dal posto di lavoro, è una attività che non crediamo né coerente con uno stato di diritto, né utile a favorire un proficuo rapporto fra medici e pazienti. Più volte, nelle sedi istituzionali e sui mezzi di informazione, abbiamo ricordato gli innumerevoli episodi di violenza subiti dai colleghi nelle sedi di Continuità Assistenziale, spesso sprovviste di ogni basilare misura di sicurezza; esacerbare gli animi inasprendo i toni non giova al rapporto medico-paziente ed è attività di cui deve ritenersi responsabile fino in fondo chi la esercita.
Non è inoltre accettabile che si definisca la Continuità Assistenziale “un inutile spreco, che però può avere risvolti drammatici”, facendo per giunta esplicito riferimento ad un possibile nocumento alla salute dei pazienti a seguito di accesso al servizio. E’ forse utile ricordare che ogni notte e durante tutto il weekend ed i giorni festivi, 1100 medici di Continuità Assistenziale nella nostra regione hanno garantito, secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute, 5 milioni accessi al servizio dal 2007 al 2013 (più di 700.000 all’ anno), in condizioni sempre più difficili ed operando con coscienza e con la massima abnegazione, anche per sopperire alle carenze del sistema. Poche cifre, quelle appena riportate, che definiscono le dimensioni del servizio di ex guardia medica nella nostra regione e che fanno pensare come forse sia davvero poco rappresentativa dell’opinione della popolazione pugliese la definizione di “servizio dannoso oltre che inutile”.
Ma la nostra non è la difesa incondizionata di un sistema che comunque ha criticità (a partire dall’isolamento in cui opera medico) da noi stessi più volte denunciate. Migliorare l’assistenza attraverso una riorganizzazione delle cure sul territorio si può. Anzi si deve. Non solo perché ne siamo convinti, ma perché dal 2012 è un obbligo di legge (L. 189/2012) da assolvere nel prossimo Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina Generale. Attraverso le Aggregazioni Funzionali Territoriali ed il Ruolo Unico sarà possibile integrare colleghi che lavorano in due settori attualmente separati (Assistenza Primaria e Continuità Assistenziale) in un’ unica figura professionale ed in team allargati, in grado di organizzare un’ assistenza più efficace al cittadino relativamente a domiciliarità, cronicità e prevenzione, con conseguente riduzione di accessi al pronto soccorso e di ricoveri. Si tratterebbe quindi di un modello di assistenza – sia che venga realizzato in attività H16, sia che copra le l’intera giornata - in grado di valorizzare ulteriormente le professionalità già coinvolte nel mondo della Medicina Generale, a vantaggio del cittadino.
Come Fimmg noi continueremo a lavorare per questi obiettivi, coinvolgendo i cittadini e rinsaldando con loro l’alleanza per una Sanità migliore. Certo dopo 4 anni di mancata applicazione della legge Balduzzi e a seguito dell’ennesimo attacco scomposto alla nostra categoria, vien naturale chiedersi: quali obiettivi a favore del cittadino e dei lavoratori ha la politica?
Dott. Pietro Drago
Segretario Regionale Fimmg Continuità Assistenziale Puglia