24 novembre -
Gentile direttore,
a
Milena Gabbanelli va dato il merito di aver riscoperto il giornalismo d’inchiesta ed a casa mia è quasi un idolo e quindi ho pensato molto se scrivere queste poche righe, ma
Luigi Marroni è una persona che stimo e quindi lo faccio.
Lo scorso lunedì
Report in uno dei suoi servizi di inchiesta si è interrogato sulla scelta di Marroni come amministratore delegato di Consip, ponendo l’accento sui criteri di selezione applicati nella scelta da parte del Ministero dell’Economia e sulle funzioni che, da amministratore delegato, svolge presidiando una spesa di molti miliardi di euro occupandosi Consip di tutte le grandi gare d’appalto della pubblica amministrazione.
Si tratta di soldi pubblici quindi è coerente che un giornalismo di inchiesta scavi in profondità alla ricerca di notizie importanti per la collettività. Ma i fatti denunciati dalla redazione del programma televisivo di
Rai 3 risalgono ad avvenimenti per i quali sono state aperte varie Commissioni di inchiesta poi chiuse e archiviate. La domanda ovviamente è: a chi giova oggi indebolire o screditare l’operato di un manager che sta lavorando per la riorganizzazione della spesa, la selezione degli interventi, l’abbattimento degli sprechi, l’armonizzazione verso il basso dei prezzi di beni e servizi? Insomma per la spending review nella PA?
A questo sta contribuendo la Consip di Marroni, ma anche dei nuovi consiglieri di amministrazione, con un mandato chiaro da parte del Governo: dalle piattaforme della Consip passano solo 4 miliardi di spesa pubblica, pur essendone “presidiati” circa 36. Decisamente una quota troppo bassa. Si può facilmente raddoppiare. I gruppi messi al lavoro dall’ex commissario alla revisione della spesa
Carlo Cottarelli avevano stimano possibili risparmi fino a 7,2 miliardi nel 2016 soltanto per via di un accentramento degli acquisti. E gli acquisti effettuati sulla piattaforma della Consip, considerando tutti i settori merceologici, determinano, secondo l’Istat, un risparmio medio di circa il 22 per cento. E mi azzardo in una ipotesi: forse è per questo che è stata scelta una persona che proviene da quel settore.
Provo anche a dare qualche dato. La Regione Toscana gestisce per il proprio Servizio Sanitario Regionale poco meno di 7 miliardi di euro l’anno ed è una delle Regioni in equilibrio finanziario inoltre, dal 2010 agli ultimi dati disponibili del 2014, la classifica sui livelli essenziali di assistenza la vede: 3ª nel 2010, 2ª nel 2011, 2ª nel 2012, 1ª nel 2013, 1ª nel 2014. Probabilmente è vero che operatori e strutture sono di eccellenza ma un po’ di merito alla buona amministrazione va pur riconosciuto.
Enzo Chilelli
Direttore generale Federsanità Anci