22 ottobre -
Gentile Direttore,
sono stato lieto di leggere sul suo giornale la notizia del
rigetto da parte del TAR Lazio del ricorso, avanzato dall’Ordine dei Medici di Roma, contro l’istituzione dell’ambulatorio infermieristico di “see and treat”, decisa nel 2015 dalla ASL RMC, oggi disciolta e della quale ero allora il Direttore Generale.
Al di là della personale soddisfazione per l’esito di quel giudizio, vorrei sottolineare le motivazioni con le quali il magistrato ha ritenuto il ricorso del tutto infondato, motivazioni che non si sono limitate a respingere i rilievi dell’Ordine dei Medici riguardo al presunto abuso che l’ambulatorio infermieristico operava nei confronti della professione medica e riguardo agli inesistenti rischi che l’ambulatorio avrebbe comportato per la popolazione assistita, ma hanno stigmatizzato l’effetto negativo che un accoglimento del ricorso avrebbe comportato sulle capacità di innovazione del sistema sanitario, in termini di efficacia, di corretto uso delle risorse, di sviluppo delle competenze professionale e di una loro adeguata valorizzazione.
È superfluo sottolineare il disagio che mi ha recato un attacco, portato spesso avanti con veemenza, da parte dell’Ordine al quale appartengo, mentre cercavo di svolgere l’incarico di Direttore Generale, da medico e con la stessa attenzione alla persona e lo stesso impegno professionale che ho sempre adottato nella mia attività clinica.
Mi auguro che questa sentenza possa essere l’occasione per una riflessione più matura e più serena su come il sistema Sanitario Nazionale e quello della Regione Lazio debbano e possano affrontare le esigenze sempre più evidenti di revisione dei loro modelli organizzativi, anche attraverso il superamento di rigidità nei rapporti tra le professioni, rigidità che danneggiano la qualità delle cure.
L’esperienza del “see and treat”, a prescindere dall’apprezzamento che ha riscosso negli organismi giurisdizionali e dalla sua consolidata diffusione in altri paesi, non è stata purtroppo utilizzata in questa prospettiva. Spero che sia possibile riprendere quel percorso, a prescindere dalle persone coinvolte e dalla loro possibilità di prendervi parte.
Carlo Saitto